CINA: CASO BO, STRETTA PC SU MEDIA, EDITORIALI UNIFICATI

Condividi

MISURA PRESA SOLO PER TIENANMEN,GUERRA A ‘DICERIE’ SU INTERNET

(di Ilaria Maria Sala) (ANSA) – HONG KONG, 13 APR – Le ripercussioni della clamorosa caduta in disgrazia di Bo Xilai, ex-Segretario di Partito della metropoli meridionale di Chongqing, continuano a dominare i media cinesi, tanto quelli tradizionali che i potenti social networks, in particolare i siti di microblogging “weibo”. “Siamo davanti a un’ondata di restrizioni e controlli che stanno investendo l’intero spettro dei media cinesi”, dice David Bandurski, capo-redattore del China Media Project (un think tank che analizza l’evoluzione dei media cinesi) dell’Università  di Hong Kong. “La decisione di unificare tutti gli editoriali, come possiamo vedere in questi giorni sulla stampa cinese, da quella di Partito a quella più commerciale, è quasi senza precedenti nel Paese”, dice Bandurski. Era stato in occasione della repressione a piazza Tienanmen l’ultima volta in cui i censori governativi avevano reputato che esistesse la necessità  di mostrare a una popolazione scossa dagli avvenimenti una totale unità  all’interno della leadership: “era nel 1989 subito dopo la repressione militare del 4 giugno, quando tutti i giornali cinesi e la televisione, per mesi, hanno continuato a unificare gli editoriali e mostrare che non c’era nessuno scisma all’interno del Partito”. Da allora, si sono registrati grossi cambiamenti nel panorama dell’editoria cinese, in particolare con la nascita delle pubblicazioni commerciali (per quanto tutte appartenenti a ministeri governativi, e sotto la “tutela politica” di quotidiani ufficiali), che di solito sono escluse dalla necessità  periodica di uniformare anche gli editoriali. Invece, “non solo tutti hanno dovuto pubblicare in prima pagina l’editoriale richiesto dal Partito, ma hanno anche dovuto scrivere che si trattava dell’editoriale del Quotidiano del Popolo”, il portavoce del Partito Comunista Cinese, ha spiegato l’analista. Tutti, dunque, hanno ricevuto la richiesta di pubblicare che “la Cina è una nazione governata dalla legge, dove la dignità  e l’autorità  della legge non può essere calpestata”, sottolineando che la caduta di Bo Xilai “è pienamente giustificata”. Per la prima volta dal discorso del 2008 del Segretario Generale del Partito, e Presidente cinese, Hu Jintao, l’invito a “guidare l’opinione pubblica” deve dunque essere preso alla lettera da tutti: “siamo davanti ad un uso attivo dei media, che è molto raro: le autorità  in carica della propaganda di solito devono cercare di avere una buona relazione con le persone che vogliono controllare, altrimenti rischiano di perdere la loro collaborazione: ogni volta che spingono troppo, incontrano infatti una certa resistenza. In questi giorni, e di qui al 18esimo Congresso del Partito (previsto per Ottobre), la quantità  di temi considerati delicati aumenterà “. “E per quanto Wen Jiabao (Primo Ministro cinese) abbia messo in guardia dal rischio di una nuova Rivoluzione Culturale, questo tipo di controllo così pesante sui media ricorda proprio quel tipo di politica”, sostiene Bandurski. Rispetto a Internet, invece, dopo l’interruzione di tre ore che si è avuta ieri, e la “guerra contro le dicerie” che il governo cinese ha ingaggiato negli ultimi tempi per controllare maggiormente i siti weibo sollevando davanti alla popolazione lo spauracchio della pericolosità  delle notizie non confermate, “la severità  della reazione che stiamo vedendo fa pensare a un certo livello di disperazione, e che la situazione sia davvero caotica. La ragione numero uno per la quale ci sono così tante voci infondate che si rincorrono sul web è perché l’intero sistema funziona in modo talmente opaco. La richiesta di maggiori informazioni su quanto accade nel mondo della politica cinese è molto forte, l’unica risposta che potrebbe mettere fine alle dicerie infondate sarebbe una basata su fatti e spiegazioni coerenti. Sbandierare tanta unità , a comando, paradossalmente manda un messaggio di fragilità “, dice Bandurski. (ANSA).