(ANSA) – ROMA, 19 APR – “La versione dei fatti fornita oggi é assolutamente falsa”: così l’avvocato Luca Laurenti, consigliere della Undicidue – proprietaria del quotidiano Terra – delegato alle trattative sul lavoro, dopo la conferenza stampa convocata oggi dal cdr della testata con i vertici dell’Ordine dei giornalisti e di Stampa romana. “L’azienda – spiega Laurenti in una nota – ha raggiunto l’accordo a dicembre con il sindacato dopo forti pressioni per l’assunzione di diversi giornalisti. Tali assunzioni hanno determinato un pesante aggravio del costo del lavoro e quindi la necessità di ricorrere alla Cigs. Inspiegabilmente a gennaio la maggioranza dei giornalisti (inclusi i neoassunti) hanno iniziato uno sciopero a oltranza rifiutandosi di entrare in Cassa integrazione. Questo ha determinato ovviamente la fine del quotidiano. A marzo il tavolo è stato riaperto, e l’accordo per la CIG firmato. Ma pochi giorni dopo abbiamo saputo da terzi che il legale del sindacato presentava istanza di fallimento. Una scorrettezza irricevibile. Per questo ci siamo rifiutati di firmare la CIG finché il sindacato non avesse desistito dal tentativo di farci fallire. Gli stipendi arretrati, che sono 6 mensilità per alcuni e 2 per altri (e non un anno), e che non sono stati pagati ancora per la totale mancanza di affidamenti bancari nel 2011. Affidamenti di cui la società aveva sempre goduto in passato. Gli arretrati dovevano essere saldati a gennaio con il contributo 2010. Ma il dipartimento ci ha versato, ad oggi, solo l’80%. Cifra che ha incassato direttamente la banca che ci aveva anticipato i soldi per pagare gli stipendi del 2010 e di parte 2011. Rispetto alla proposta di decreto per non pagare chi è in arretrato con gli stipendi mi sembra un ottimo modo per far fallire molti giornali (forse tutti quelli a contributo) e non farci avere mai i nostri stipendi: tafazzismo puro. Perché il sindacato e l’Ordine piuttosto non si battono per una maggiore certezza nei pagamenti del Dipartimento o almeno perché le banche, che stanno uccidendo l’economia italiana, riaprano le linee di credito?”. Luca Bonaccorsi, ex direttore e azionista di Terra, si dice “stufo di rispondere a calunnie, malevole imprecisioni e insinuazioni ripugnanti. Lo faranno gli avvocati per me. Io ho la grande colpa di avere investito (e perso) tutti i miei risparmi (e quelli di qualche sfortunato amico e parente) in un giornale nuovo che ha assunto 20 persone durante una delle crisi più selvagge che l’editoria abbia conosciuto. Un’impresa che ha trovato ben pochi ‘amici’ lungo la strada, ma piuttosto una infinita serie di impropri “gabellieri”. Per me questa esperienza è finita. Partecipo al nuovo Terra mensile diretto da Giordana perché è un prodotto bellissimo, e per l’affetto che mi lega ad alcuni miei colleghi. Ma questo ambiente, di cricche e amici degli amici, per dirla con l’ecologia, non è ‘sostenibile'”. (ANSA).