La vera rivoluzione è lasciare che siano le donne egiziane a parlare della loro vita, dice Sally Zohney, una giovane cairota che ha deciso di dedicare la sua vita alla battaglia per i diritti civili e politici delle sue conterranee.
Sally Zohney non sopporta quando i media europei e americani usano la parola ‘vittime’ per descrivere le donne egiziane. “Prima della rivoluzione”, racconta, “non mancava mai la foto di una donna in niqab nero vicino agli articoli sulla condizione femminile in Egitto. Oggi i giornalisti ci chiedono come ci si senta a scendere in piazza per la prima volta, come se non fossimo mai uscite da casa”. Sally ha ventisei anni e, dopo avere studiato in Egitto, Libano e Italia, ha deciso di dedicare la sua vita alla battaglia per i diritti civili e politici delle egiziane. “Non voglio dire che non ci siano problemi per molte donne di questo Paese”, continua, “ma le ragazze egiziane sono sempre state presenti nella vita pubblica: dalle contadine che lavorano i campi nel Delta del Nilo alle tante dottoresse, ricercatrici, avvocatesse che affollano i caffè del Cairo il venerdì sera”. Sally ha deciso di combattere per i loro diritti, senza spiegare alle donne cosa sia meglio, poiché crede che la vera rivoluzione sia lasciare che siano le egiziane a parlare della loro vita, senza chiedere il permesso a nessuno.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 427 – aprile 2012