“Si pensa che il mercato del digitale sia maturo, in Italia, e invece così non è; chi ci crede è vittima di un’illusione ottica pericolosa”. Lo afferma Andrea Santagata, amministratore delegato di Banzai Media, società che raggruppa tutte le attività editoriali on line di Banzai (Liquida, Giornalettismo, Giallo Zafferano, Studenti.it, Pianeta Donna, ecc.). “Una delle debolezze del digitale in Italia”, sostiene Santagata, “è proprio il deficit di crescita del mercato rispetto ad altri Paesi. Non siamo ancora riusciti a metabolizzare la grande gelata seguita allo sboom della bolla del Duemila e alle Torri gemelle. Dal 2001 si è smesso di investire. Gli unici che hanno continuato a farlo sono i grandi player delle news, ovvero il Gruppo L’Espresso con ‘Repubblica’ e Rcs con il ‘Corriere’. Per il resto, la linea degli investimenti è piatta. Niente sull’e-commerce, niente sui media. Questo mancato sviluppo fa sì che oggi l’offerta italiana sia una delle più povere”. Secondo Santagata, la povertà dell’offerta digitale in Italia è una delle ragioni dello sviluppo e del successo di Banzai Media, che in questi anni è diventata una fucina di start up di buone idee. “La nostra abilità “, afferma Santagata, “è trovare piccole realtà promettenti che non sono in grado di crescere solo con le proprie forze e farle sbocciare; siamo come una serra dentro la quale le iniziative fioriscono”. Banzai Media ha chiuso il 2011 con un fatturato di 14 milioni di euro e indicatori in crescita per tutti i siti e i portali del gruppo, in particolare nell’area giovani, donne, food e news 2.0. Tanto che Mondadori ha messo nel mirino la società cercando di acquisirla: una lunga trattativa che però si è chiusa con un nulla di fatto. “Noi cresciamo molto velocemente”, dice Santagata. “Cinque anni fa praticamente non esistevamo, oggi valiamo 40 milioni di euro. La vera sfida in casi del genere è l’innesto dei due vitigni: come inserire una realtà come la nostra in un grande gruppo editoriale, senza perdere l’energia che c’è nel nostro modo di operare, nella nostra crescita. E’ un’operazione a cui bisogna credere molto perché abbia successo”.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 427 – aprile 2012