(ASCA) – Roma, 11 lug – E’ fissata per domani alle 14,30 la riunione della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai che deve votare il proprio gradimento sulla designazione di Anna Maria Tarantola a presidente del servizio pubblico. Secondo il regolamento (contestato come atto non dovuto da Mario Landolfi, Pdl, che fa parte della Vigilanza di cui e’ stato anche presidente), Tarantola avra’ definitivamnte via libera solo dopo che la Vigilanza le avra’ dato fiducia con almeno 27 voti su 40 (i due terzi dei componenti della commissione). Dopo che il Cda le ha dato semaforo verde nella sua prima riunione di ieri a viale Mazzini (7 voti su 8 a favore, con la sola eccezione del consigliere Antonio Verro), le previsioni della vigilia indicano che i commissari della Vigilanza di Pdl e Lega Nord dovrebbero finire per votare Tarantola. Giorgio Lainati, Pdl, vicepresidente della Vigilanza, ce l’ha soprattutto con Sergio Zavoli, presidente della commissione, che non avrebbe neppure risposto alla richiesta dei parlamentari del centrodestra e di Marco Beltrandi, deputato radicale eletto nelle liste del Pd, di un’audizione della presidente in pectore prima del voto della Vigilanza e non dopo. ”Se votassimo contro, avremmo pero’ tutti contro”, dice Lainati. Alessio Butti, capogruppo del Pdl, in Vigilanza avverte che i commissari del centrodestra potrebbero decidere di disertare la riunione di domani proprio perche’ non sono chiare le deleghe da affidare al presidente. Giorgio Merlo, Pd, vicepresidente della Vigilanza invita il Pdl a sbloccare la situazione in modo che la nuova governance della Rai possa entrare in funzione ”in una situazione di grave difficolta’ economica dell’azienda”. Il problema che fa salire le tensioni riguarda pero’ le deleghe che verranno affidate a Tarantola, salvo imprevisti, nella prossima riunione del Cda: ad esempio quella sui contratti dai 2,5 a 10 milioni, che sarebbero approvati dal presidente su proposta del direttore generale, e quella sulla nomina dei dirigenti non editoriali di primo e secondo livello. E’ su questi punti che le trattative starebbero continuando dietro le quinte, secondo alcune indiscrezioni con Silvio Berlusconi e Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo Economico, in prima fila per garantire che il servizio pubblico non subisca scossoni alla vigilia delle prossime elezioni politiche previste per la primavera 2013. Tocchera’ ad Antonio Verro, Guglielmo Rositani, Antonio Pilati e Luisa Todini – consiglieri del Cda eletti da Pdl e Lega Nord – cercare di limitare le deleghe da concedere a Tarantola, dal momento che sono convinti che Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi – consiglieri eletto con i voti del Pd – possano allearsi con il consigliere Rodolfo De Laurentiis (Udc) e Marco Pinto (consigliere designato dal Tesoro). Il centrodestra punta intanto il dito contro una anomalia destinata a pesare sulla vita della nuova governance della Rai. Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi (nuovo direttore generale della Rai) sono stati entrambi indicati da Monti nel suo duplice ruolo di presidente del Consiglio e di ministro dell’Economia e delle Finanze. Il che ha rotto la tradizione che voleva che il presidente della Rai venisse dall’area politica di opposizione e che il direttore generale fosse scelto nell’area politica di governo. Con la maggioranza trasversale che sostiene Monti – Pdl, Pd e Udc – quest’ultimo ha deciso da solo le indicazioni di presidente e direttore generale, in perfetta autonomia. Il timore di Pdl e Lega Nord e’ che nel Cda della Rai si crei un asse preferenziale tra Tarantola e i commissari di Pd e Udc con il contributo esterno di Gubitosi (che non fa parte del Cda) rendendo marginale il proprio ruolo di commissari. A porre per primo la questione della sovrapposizione di ruoli tra Tarantola e Gubitosi e’ stato Antonio Verro, che ha spiegato proprio cosi’ la sua astensione di ieri sul’indicazione del presidente. Le polemiche sono destinate a non placarsi.
gar/sat /sat