ACEP, ARCI, AUDIOCOOP LO IMPUGNANO AL TAR,’SOCIETA’ E’ DI TUTTI’
(ANSA) – ROMA, 8 GEN – “Illegittimo” il nuovo statuto della Siae: lo sostengono Acep, Arci e AudioCoop, che insieme ad autori ed editori, hanno impugnato davanti al Tar del Lazio il provvedimento appena licenziato dalla società , chiedendo di sospenderne l’efficacia, per evitare che le prossime elezioni del Consiglio di Sorveglianza, fissate per il 1 marzo, “si svolgano con le nuove regole consegnando così la Siae in mano ai soli associati più danarosi”. Alla base dell’impugnazione, spiegano le associazioni – assistite dagli avvocati Scorza e Giurdanella – “la circostanza che il nuovo Statuto attribuisce, in maniera pressoché esclusiva, la governance della società agli associati più ricchi ovvero a quelli che beneficiano delle somme maggiori in sede di riparto dei diritti d’autore incassati dalla Siae”. Secondo il nuovo Statuto, sottolineano Acep, Arci e AudioCoop, ogni associato ha diritto, in assemblea, ad un voto più un voto per ogni euro incassato. “In questo modo – fanno notare – le delibere assembleari relative, essenzialmente, alla nomina del Consiglio di Sorveglianza al quale lo Statuto affida, sostanzialmente, la totalità delle scelte relative alla vita dell’Ente, dipendono esclusivamente dagli associati più ricchi ovvero i grandi editori musicali facenti capo a poche multinazionali straniere e i grandi cantautori della musica leggera italiana”. In forza delle nuove regole, insomma, denunciano Roberto Rinaldi (Acep), Carlo Testini (Arci) e Giuliano Sangiorgi (Audiocoop), “una ventina di associati potrà governare la Società anche contro il volere e le indicazioni degli oltre 100 mila iscritti. La Siae è invece di tutti gli associati, visto che tutti hanno eguali obblighi a cominciare dal pagamento della quota associativa”. Secondo i ricorrenti, il nuovo Statuto è “solo l’ultimo atto di un disegno più complesso ordito con la ferma volontà di estromettere la maggioranza della base associativa dalla gestione della Società a favore dei soli associati più ricchi”. Un disegno, accusano i ricorrenti, iniziato con il ricorso al Commissariamento “che le Autorità vigilanti non avevano il potere di adottare” e del quale ora chiedono l’annullamento. (ANSA).