DA FINTI PROFILI A GUERRA DEI FOLLOWER,COMUNICAZIONE PIU’ POVERA
(di Teodoro Fulgione) (ANSA) – ROMA, 8 GEN – Bersani, Berlusconi o Monti poco importa. Il vero vincitore delle elezioni è twitter. Il social network ha conquistato tutti i leader di partito (o di ‘movimento’ che dir si voglia). Ormai inondano la rete di tweet: annunci, dichiarazioni, foto, video, attacchi, risposte. Una pioggia di messaggini di propaganda che fanno capolino in tv e quotidiani. Salvo poi scoprire che alcune dichiarazioni sono false perché inviate da profili ‘fake’, ovvero realizzati da qualche ‘imitatore’. Gli ultimi account ‘fake’ sono quelli di Gianni Letta e Paolo Bonaiuti che con una nota hanno smentito di ‘cinguettare’. Insomma, bisogna stare attenti agli originali. Non che i profili certificati siano ‘veri’: il più delle volte, infatti, dietro l’account dei big c’é un ufficio stampa o uno staff di comunicazione che lavora per “costruire l’immagine” (nel marketing si chiama ‘image building’). La moda arriva dagli Usa. Il primo ad usare, efficacemente, i social network in politica è stato Barack Obama: per le prime presidenziali investì ingenti somme sul web. I guru della comunicazione politica spergiurano che twitter può muovere migliaia di voti ed hanno convinto i politici ‘made in Italy’. Ma anche gli hacker nostrani hanno fiutato il colpo: tutti i leader italiani hanno avuto almeno un finto account (i migliori arrivano anche a 10). Ma sono fioriti i finti ‘seguaci’. Una ‘scorciatoia’ per vincere la battaglia dei follower. Tornando a quelli reali, Monti ne ha raccolti a migliaia nella giornata del debutto. Oggi ha dato i numeri in un tweet che poi ha cancellato: “Il primo question time di un candidato premier in Italia: @senatoremonti”, si legge. “Il più retweetato nell’arco della giornata”, prosegue. Dati più che lusinghieri. Anche se a molti risulta difficile immaginare il professore twittare dal suo smartphone. Più semplice che lo faccia il suo staff. Berlusconi non poteva essere da meno. E ha battuto tutti i record: ben 79mila follower in una notte. Salvo poi, a guardare bene, scoprire che la maggior parte proveniva dall’America Latina: continente che sembrerebbe non avere molti legami con la parabola politica del Cavaliere. Berlusconi affida il suo profilo ad uno staff e ha detto di non amare twitter perché permette “molte cattiverie inutili”. Però, nel dubbio, c’é. Meglio di Berlusconi e Monti fanno Pier Luigi Bersani e Beppe Grillo, in realtà entrambi attivi da tempo su twitter. Il segretario del Pd ha 214mila follower e, già in passato, ha spesso usato i tweet per comunicare. Beppe Grillo con 800mila ‘seguaci’ è sicuramente il più seguito in Italia. Anzi, il leader del M5S comunica solo attraverso il suo blog e su twitter. Sarà la sua ‘avversione’ per la televisione ma, se non si ha un account twitter, si rischia di rimanere tagliati fuori. Va a finire che gli utenti più attivi sono i giornalisti, costretti a passare la giornata a twittare per avere notizie. Ma c’é anche chi si è inventato un nuovo lavoro, come ‘Press On.’ che propone interviste ai politici e le ritwitta per giornali e tv. Di fatto, la comunicazione è cambiata. L’avvento di twitter da un lato sembra aver democratizzato il flusso, avvicinando gli utenti al soggetto della comunicazione (salta la mediazione dei giornalisti); dall’altro, però, il flusso è monodirezionale. I politici non sono più costretti a rispondere alle domande ma comunicano solo quello che interessa loro, rendendo di fatto la comunicazione meno democratica. (ANSA).