(AGI) – Roma, 30 gen. – Il Codacons e l’Associazione Utenti Radiotelevisivi hanno presentato un esposto all’Antitrust e alla Procura di Roma in merito ai quiz telefonici del programma di Rai1 ‘Occhio alla spesa’. Lo riferisce una nota dell’associazione dei consumatori spiegando che all’interno della trasmissione “viene pubblicizzato un gioco attraverso il quale, chiamando o mandando un sms a un numero a pagamento e rispondendo a domande anche molto semplici, e’ possibile vincere un televisore Lcd e una volta a settimana anche 500 euro. Tuttavia non sempre le informazioni rese ai telespettatori appaiono chiare ed esaustive”. Ad esempio, scrive nero su bianco il Codacons, nella puntata del 28 gennaio “il conduttore della trasmissione precisava testualmente che ‘E’ sufficiente per poter giocare e vincere telefonare. E’ sufficiente telefonare e dare una semplicissima, spesso anche sciocca domanda… chiunque telefona ricevera’ un’informazione di merito e, naturalmente ci sara’ un’estrazione a sorte e uno solo di voi vincera’. Quindi telefonate, quindi via alle telefonate”. Si rileva – spiegano Codacons e Associazione Utenti Radiotelevisivi – come in un primo momento viene comunicato che chiunque chiama o manda l’sms rispondendo alla domanda indicata, avrebbe vinto; in realta’ subito dopo si fa riferimento a un’estrazione a sorte, precisando che soltanto una delle persone che avra’ correttamente risposto di fatto avra’ vinto. E’ evidente dunque che, contrariamente a quanto si vorrebbe lasciare ad intendere, “si tratta in realta’ di un mero gioco a premi ad estrazione”. “Sono troppi i sospetti, gli interessi economici in gioco, posti gli introiti che derivano da telefonate a pagamento in massa, prevedibili data la semplicita’ della domanda e la modalita’ di partecipazione al gioco in questione – spiegano le due associazioni – per questo motivo abbiamo chiesto all’Antitrust e alla Procura di Roma di aprire una indagine volta ad accertare l’eventuale ingannevolezza dei messaggi trasmessi durante il programma e valutare la sussistenza di fattispecie penalmente rilevanti a danno degli utenti”.