New York, 21 feb. (TMNews) – Agenzie federali, mass media, uffici legali, associazioni umanitarie, ambasciate: negli Stati Uniti, praticamente ogni organizzazione con un peso rilevante nella vita politica e sociale è stata attaccata dagli hacker cinesi. Sul tema dello spionaggio informatico, che da giorni stimola le riflessioni del media americani – e spinge ad agire l’amministrazione Obama – è tornato oggi il Washington Post. Gli hacker, però, non puntano più soltanto alle aziende, come Coca-Cola, Apple e Lockheed Martin, per rubare segreti industriali – sottolinea il Post – ma conducono una guerra virtuale di natura diversa, contro l’industria dell’informazione: la Cina, ora, vuole capire meglio come funziona Washington, qual è il lavoro delle lobby, conoscere i legami del governo con i donatori e i mass media. Insomma, comprendere il funzionamento dei centri del potere in America. Secondo gli esperti di sicurezza, le informazioni rubate hanno ormai permesso agli hacker – e soprattutto a chi li guida – di avere una mappa dettagliata sulle dinamiche di potere che ruotano intorno a Washington. Le azioni di spionaggio informatico riconducibili alla Cina, che continua a negare ogni coinvolgimento, hanno prodotto tensioni con il governo di Pechino, e indotto il presidente Barack Obama a predisporre un piano per fermarle. Questa settimana, la società Mandiant, che opera nel settore della sicurezza, ha pubblicato un rapporto in cui lega gli attacchi degli hacker all’esercito cinese.