Una busta in redazione

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“La partenza di ogni mia indagine è sempre la stessa: l’arrivo in redazione di una busta anonima”. Lo racconta Marco Lillo, il giornalista investigativo del ‘Fatto Quotidiano’ che un anno fa diede notizia di un complotto contro il Papa e a gennaio ha scoperchiato lo scandalo finanziario del Monte dei Paschi.
Lillo spiega a ‘Prima’ che nel caso della banca senese c’erano “tre documenti: una telefonata, un contratto, una relazione. Esaminato tutto questo materiale, emergeva un buco da 220 milioni. Ma non credevo che il caso avrebbe suscitato tanto clamore. Effetto della campagna elettorale. Fosse esplosa due anni fa, la notizia avrebbe resistito sulle prime pagine non più di due giorni”.
E a proposito delle elezioni, Lillo nell’intervista a ‘Prima’ dice: “Non sono un pasdaran. Ritengo una vergogna i magistrati che scendono in politica. Giudico positivamente i grillini, una forza innovativa in Piemonte e in Emilia Romagna, ma il tribuno Beppe Grillo che non garantisce democrazia interna non mi fa impazzire. Ho massacrato Renzi svelando che la società  del cognato prendeva appalti dal Comune di Firenze. Penso che un giornalista non dovrebbe votare, non mi piacciono i giornalisti d’area. Ma per senso civico forse voterò”.

L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 436 – Febbraio 2013