La voglia di farcela da soli

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Mentre sta per chiudersi la partita della vendita di La7 i responsabili economici e dei programmi della rete tagliano e cuciono riuscendo a far lievitare gli ascolti e a ridurre costi e perdite per dimostrare di essere forti e agguerriti anche di fronte ai nuovi padroni
Se, come affermano i sondaggi, il 77% degli italiani forma la propria opinione politica attraverso la tivù è di tutta evidenza la ragione per la quale La7, smagliante rete informativa indipendente da Rai e Mediaset, faccia gola e la sua vendita abbia scatenato il mondo della finanza e della politica. Nelle ore in cui si sta decidendo il suo destino, La7, quasi a fare lo sfottò a chi dentro Telecom Italia sembra pronto a regalarla pur di togliersela dai piedi, è tornata gagliarda e appetitosa come una star che si è fatta il botulino. Eclatante il risultato di gennaio in cui è salita negli ascolti al 5,3% in prima serata e al 4% sull’intera giornata, guadagnando un punto di share in più rispetto all’anno scorso. Ed è l’unica rete, insieme a Raiuno, a crescere. Il resto del comparto generalista registra solo penosi segni meno: Raidue -1,2%, Raitre -1%, Canale 5 -1,2%, Italia 1 -0,9%, Retequattro -1%.
La reputazione è alta, il brand conosciuto e apprezzato ma il problema di La7 – che da quando si chiamava Telemontecarlo lotta per la sopravvivenza – sono i bilanci in profondo rosso. E i dati preliminari del consuntivo 2012 di TI Media sono impietosi quando registrano un margine operato lordo negativo per 66,3 milioni, in picchiata di 71 milioni rispetto al 2011. Flettono dell’11,6% i ricavi pari a 123,2 milioni (-11,6%) e del 3,5% la pubblicità  lorda di 179,1 milioni (un risultato comunque di gran lunga migliore dell’andamento del mercato a -15,4%) e sono calati anche gli ascolti al 3,46% rispetto al 3,85% del 2011.

L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 436 – Febbraio 2013