Milano, 27 feb. (TMNews) – “Demandare a un internet provider un dovere-potere di verifica preventiva appare una scelta da valutare con particolare attenzione in quanto non scevra da rischi poichè potrebbe finire con il collidere contro forme di libera manifestazione del pensiero”. E’ un passaggio della motivazione con cui 2 mesi fa i giudici della corte d’appello di Milano avevano ribaltato la decisione precidente del tribunale e assolto dall’accusa di violazione della privacy 3 dirigenti di Google in relazione all’inserimento sul web di un video con un disabile deriso e picchiato da compagni di scuola in un istituto di Torino. L’altra imputazione di diffamazione era già caduta con la sentenza di primo grado.
“Va escluso come sostenuto dalle difese che nel periodo settembre-dicembre2006 fosse esitente e operante una tecnologia di filtraggio compiutamente ideoneo a identiifcare automaticamente i contenuti illeciti di un video” aggiungono i giudici di secondo grado ricorsando che in materia di concorso di persone la condotta consistente nel non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire deve essere accompagnata dal dolo da ravvisarsi nelal coscienza e volontà di concorrere con altri nella realizzazione del reato.