L’aumento di capitale di Rcs mette molti soci davanti all’eventualità di dover tirare fuori tanti soldi in epoca di crisi o di vedersi sfilare di mano l’editrice.
Bisognerà attendere il consiglio di amministrazione del 28 aprile per conoscere quando verrà convocata l’assemblea dei soci (tra il 29 e il 31 maggio) e, soprattutto, come avverrà la ricapitalizzazione di Rcs MediaGroup e, quali conseguenze ci saranno sulla composizione del gruppo di grandi soci che da tempo detiene il 58,138% del capitale.
Infatti, la messa a punto dell’architettura finanziaria dell’operazione, che dovrebbe prima assestare e poi rilanciare l’editrice del Corriere della Sera, può davvero mutare i suoi delicati equilibri azionari, determinando anche attraverso la ridistribuzione delle parti inoptate nuove e inaspettate alleanze.
Un complesso meccanismo che ha già determinato crepe evidenti nel patto di sindacato, come è emerso durante il Cda del 13 aprile che ha tracciato lo schema per la ricapitalizzazione fino a 400 milioni, necessaria a ripianare entro luglio il passivo e a ricostituire il capitale sociale (ne è prevista una successiva per 200 milioni entro il 2015), e che ha dato il via al rifinanziamento del debito con le banche per 575 milioni e approvato i conti dell’esercizio 2012: un deficit di 509,3 milioni di euro con un calo dei ricavi di 239 milioni a perimetro omogeneo a causa dei minori ricavi pubblicitari e diffusionali con, dato positivo, il contributo delle attività digitali salito al 9%.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 438 – Aprile 2013