L’inchiesta ‘EditoriaInvisibile’, presentata a Milano il 13 maggio 2013, restituisce uno spaccato del fenomeno del lavoro precario e frammentato di chi opera nel mondo dell’editoria. Realizzata a livello nazionale dall’Ires Emilia-Romagna per il Sindacato lavoratori della comunicazione della Cgil (Slc), ha coinvolto 1.073 lavoratori ‘atipici’ del settore.
Dai risultati emerge che il 92,3% dei lavoratori intervistati ha contratti di lavoro non standard. La forma contrattuale più diffusa è il contratto a progetto (23,7% del campione), a cui seguono la collaborazione occasionale (21,9%) e la cessione diritti d’autore (20,3%). Al quarto posto troviamo la partita iva (12,6%), mentre il lavoro dipendente pesa soltanto per il 7,7% del totale. La frammentarietà contrattuale che caratterizza il lavoro editoriale trova conferma negli alti tassi di discontinuità lavorativa: meno della metà dei partecipanti all’inchiesta (48,5%) dichiara infatti di lavorare con continuità nel corso dell’anno. Inoltre, il 54,3% del campione opera in regime di pluricommittenza.
L’indagine attesta anche che i lavoratori dell’editoria percepiscono, complessivamente, livelli retributivi piuttosto bassi. Ben il 55,7% del campione dichiara di percepire una retribuzione lorda annuale inferiore ai 15mila euro, con un significativo 14,3% del totale che guadagna meno di 5mila euro nel corso dell’anno.
Si delinea nel complesso un quadro del lavoro editoriale che, nonostante sia sorretto da forti motivazioni personali, non è in grado in molti casi di offrire certezze, sia dal punto di vista reddituale così come in termini di prospettive lavorative future.
Tutti i risultati dell’inchiesta nel documento in allegato.