Il mondo della televisione visto dalla parte dei grandi produttori d’intrattenimento che fanno i conti con la crisi e con le scelte autarchiche di Rai e Mediaset.
Hanno sempre preferito stare dietro le quinte lavorando operosi per sfamare con quiz, talk show, reality, talent, game e con tutte le diavolerie che passano sotto il nome di intrattenimento le reti televisive che sembravano non averne mai abbastanza di idee e di audience da vendere alla loro clientela pubblicitaria. Poi la grande gelata che ha rinsecchito le praterie fiorite di Mediaset e che sta prosciugando la linfa vitale della Rai e i due moloch – che da sempre condizionano l’intero sistema televisivo italiano – si sono ripiegati su se stessi doloranti e hanno deciso che basta, che bisognava risparmiare, che era meglio far da soli, che forse per certe preziosità produttive non c’erano più clienti pubblicitari interessati a comprarle. E così i grandi produttori d’intrattenimento, gli avamposti italiani dei gruppi creativi internazionali, i molto onorevoli Endemol, FremantleMedia, Magnolia (Zodiak Media) e la new entry Toro (Sony), detentori dei famosi format, allibiti assistono alla mattanza dei budget, vedono sparire commesse, ridurre il proprio peso nelle produzioni, costretti a rinunciare al ruolo di conducator nella messa a punto e nella realizzazione dei prodotti, rischiando di fare solo i portatori di idee, o di doversi accontentare di parti da gregari.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 440 – Giugno/Luglio 2013