Nasce il progetto Riparti.it, il kit di comunicazione anti-crisi

Condividi

Secondo una ricerca Doxa, negli ultimi 5 anni, per colpa della crisi, una Pmi su due ha smesso di comunicare. Il mezzo più usato rimangono le fiere. Solo una su tre ricorre a pubblicità e ufficio stampa.
E’ il quadro che emerge da una ricerca realizzata da Duepuntozero (gruppo Doxa) su 350 dipendenti di Pmi italiane e commissionata da Riparti (www.riparti.it) per sondare il livello di propensione alla comunicazione delle piccole e medie imprese italiane.

Il progetto Riparti, si legge nel comunicato, frutto della sinergia fra tre importanti realtà della comunicazione italiana (Jinglebell, specializzata in Digital media e produzioni audio-video, Reactivity, divisione del Gruppo Lumen, leader nel settore del Branding, e MediaHook, agenzia di Relazioni Pubbliche e Media Relation) ha come obiettivo quello di offrire una proposta concreta a quegli imprenditori che desiderano far ripartire l’immagine e il business delle loro aziende.

“Riparti.it si pone come uno strumento innovativo alla portata delle Pmi italiane che credono che la comunicazione sia un investimento indispensabile per tornare ad essere competitivi – spiega Pietro Rovatti a capo, assieme a Drew Smith, del gruppo Lumen e tra gli artefici del progetto – Per questo abbiamo realizzato un vero e proprio kit, disponibile sul sito, suddiviso in tre diversi livelli, dai servizi base a quelli più avanzati, affinché ogni azienda possa trovare la formula più vicina a quelle che sono le sue esigenze in termini di immagine e di comunicazione”.

Proprio per sondare il crescente deficit di comunicazione delle aziende italiane la rete di Riparti ha commissionato una ricerca sul rapporto fra PMI e attività di comunicazione.
Proprio in termini di comunicazione in Italia una PMI su due (49%) non fa sostanzialmente nulla. Tra chi invece ha all’attivo iniziative di comunicazione al primo posto rimane un approccio tradizionale come la partecipazione alle fiere (51%), davanti alla pubblicità su carta stampata e all’attività di ufficio stampa (37%), ad occasionali attività di sponsorizzazione di eventi o di iniziative sportive(36%), attività di pubblicità online (28%, poco più di uno su quattro). Infine, nonostante il crollo dei listini, oggi in Italia solo un’azienda su dieci (11%) investe in pubblicità televisiva o radiofonica (9%).

Poca attività anche sul restyling del proprio logo: meno di un’azienda su due (49%) ha eseguito un qualche aggiornamento negli ultimi 5 anni.

Questa specie di stagnazione comunicativa tocca anche la presenza online delle PMI italiane: dopo il boom dei primi anni 2000 si pensi che i siti Internet di due aziende su tre (65%) non sono stati aggiornati negli ultimi 3 anni, non a caso nel 70% dei casi i siti web delle aziende non sono fruibili sui dispositivi mobile come smartphone e tablet.