Limitazione della libertà di stampa nel Regno Unito? Storia della Leveson Inquiry dal 2001 a oggi

Condividi

La bozza della ‘royal charter’ per regolamentare la stampa inglese è stata approvata da Conservatori, Liberal democratici e Laburisti. Soddisfatti tutti i politici, meno i quotidiani. La votazione definitiva arriverà il 30 ottobre e potrebbe ridurre la libertà di stampa nel Regno Unito.

Con la royal charter (tecnicamente non una legge del Parlamento, ma un decreto regale) viene introdotta un’autorità indipendente che controlli il rispetto di un ‘codice di condotta’ per i giornalisti e l’industria editoriale. Dal 1685, quando è stato abolito il controllo governativo sulle pubblicazioni,  la stampa inglese si è autoregolata. Ora la nuova autorità potrà imporre rettifiche, fare da arbitro tra cittadini diffamati e organi di stampa e imporre sanzioni che possono arrivare al milione di sterline. L’adesione al nuovo organo non è obbligatoria ma, chi ne rimane fuori, potrebbe subire procedimenti giudiziari più gravi, come riporta il New York Times.

Fraser Nelson ha scritto sullo Spectator uno degli articoli più duri a riguardo: “Alla politica non deve essere permesso di regolare la stampa. Sarebbe la prima volta in 300 anni di autonomia”. Quando diventerà legge tutti gli organi di stampa dovranno sottoscrivere il ‘codice etico’. Le associazioni per la libertà di stampa hanno proposto un boicottaggio: “Chiediamo ai gruppi editoriali di non firmare la legge per la regolamentazione, sarebbe la fine dell’indipendenza della stampa in Inghilterra e creerebbe un precedente pericoloso anche per altri Paesi, dove ci sono governi autoritari che vogliono creare sistemi simili”.

Tutto è iniziato nel 2011, quando è scoppiato lo scandalo delle intercettazioni illegali fatte dai giornalisti del ‘News of the World’, quotidiano della galassia Murdoch. Alla testata erano state raccolte telefonate di personalità eccellenti come l’attore Hugh Grant (che si è espresso a favore di un controllo più stretto sui “baroni della stampa”) e il principe William; nel 2002 era stata spiata anche l’adolescente inglese Milly Dowler, dal giorno del rapimento fino alla sua uccisione.

Il processo che ne è derivato ha dato vita alla cosiddetta ‘Leveson Inquiry‘, dal nome del giudice a cui è stato dato l’incarico di proporre una nuova normativa. ne è uscito un documento di duemila pagine che propone di rimpiazzare la Press Complaints Commission, l’attuale organismo di autoregolamentazione, con un nuovo sistema che eviti il ripetersi di abusi simili allo scandalo delle intercettazioni. L’iter legislativo è stato molto lungo e, fino al voto di venerdì 11 ottobre, la bozza ha subito molte notifiche. La ratifica avverrà il 30 ottobre: ci sono quindi ancora due settimane per presentare emendamenti.

Non tutta la stampa invita al boicottaggio del royal charter. Le diverse opinioni sono state raccolte dalla Bbc:

– per il Sun il peggio è stato scongiurato: non ci sarà un controllo totale delle pubblicazioni da parte di un organo politico, ma è presto per festeggiare: il documento dev’essere ancora studiato;

– secondo il Times, l’unico ruolo che deve avere il governo nella regolamentazione della stampa è mantenerla libera; il quotidiano inglese non crede alle rassicurazioni di Cameron;

– per il Daily Telegraph il fatto che quasi tutto il Parlamento abbia votato a favore di un rafforzamento del controllo della stampa dimostra quanto sia scesa la fiducia nei confronti della stampa; il fatto che ciò sia successo dopo 318 anni di libertà di stampa è qualcosa su cui riflettere;

– il Guardian solleva un altro problema: l’istituzione di un’autorità indipendente per la regolamentazione significa che non ci saranno politici a presiederla; ma che cosa garantisce che sia libera da influenze partitiche? Non c’è nessuna garanzia al riguardo.; insomma le trattative sono solo all’inizio;

– il Daily Mail fa notare con ironia che, dopo più di 300 anni di libertà di stampa, l’Inghilterra decide ora di porre un controllo territoriale alle notizie, quando ormai – con Internet – sono globali e non sono più nelle mani dell’industria editoriale tradizionale;

– per l’Independent il nuovo sistema non è perfetto, ma è qualcosa che bisogna accettare. Ora bisogna andare avanti e ricostruire la fiducia del pubblico;
– per il Daily Mirror prima o poi capiterà che, quando Cameron si esprimerà contro la censura, despoti come Mugabe avranno un’argomentazione in più per controbattere.

Diversa ancora la posizione dei media online. Patrick Smith sul Media Briefing fa notare che il ruolo del web non è preso in considerazione dalla Leveron Inquiry perché le testate online non sono coinvolte nei “giochi del potere politico”. Smith ha stilato una lista degli organi di informazione che sarebbero al di fuori del nuovo sistema di regolamentazione: la Bbc (che è regolata dall’Ofcom), le riviste b2b, le testate specialistiche, i periodici scientifici, qualunque prodotto editoriale stampato da un ente caritatevole, i magazine e le newsletter aziendali, l’editoria libraria,  i blog (ma solo se impiegano meno di 10 persone. Non è chiaro se ci riferisce al singolo sito o a tutta la testata al quale potrebbe far capo), Twitter, Facebook, Tumblr.

Se invece è chiaro che i quotidiani nazionali e locali saranno soggetti al nuovo sistema di regolamentazione non è possibile capire se le agenzie di stampa e le organizzazioni internazionali per il giornalismo investigativo rientrino o meno sotto la supervisione del nuovo organismo di controllo. Smith conclude critico: “Così com’è la legge è inservibile”.