(ANSA) “Il buon comportamento dei parlamentari, in quanto seri, non fa notizia: non vanno in tv, non fanno titolo. Pagano il prezzo di una generalizzazione, ma la generalizzazione uccide, è la tomba della verità”. E’ quanto afferma la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenendo alla quinta edizione dell’iniziativa “Il volume della democrazia. Giornate del libro politico a Montecitorio”. Boldrini denuncia infatti come facciano “notizia invece soltanto le ruberie, il clientelismo, l’uso distorto del denaro pubblico, la corruzione. Oppure l’insulto, lo sberleffo, il disprezzo per l’interlocutore, e per questo in Aula troppo spesso il clima si surriscalda e trascende”. La presidente chiede poi una riflessione anche “sul sistema mediatico. Un esempio: per la prima volta dal 1960 ad oggi diminuisce la dotazione chiesta dalla Camera allo Stato. E’ o no una notizia? Eppure si fa fatica a trovarla sui quotidiani di oggi. Perché le buone notizie non sono notizie: ‘good news, no news'”. “I comportamenti della cattiva politica – sottolinea Boldrini – producono un danno enorme alla democrazia: con questi atti si getta discredito su tutte le istituzioni e su tutte le persone impegnate nell’attività politica. Comportamenti come questi non possono essere tollerati”. “Ma la politica – avverte la presidente della Camera – deve cambiare, deve mostrare umiltà, sobrietà, rispetto per le idee altrui, deve proporre programmi per i quali valga la pena impegnarsi. E deve alzare lo sguardo sui grandi problemi del mondo! Oggi le sfide sono globali, e dunque la politica o è globale o non è. Non si può più tornare alla situazione che c’era prima del 2008. Non si può tergiversare in polemiche continue e di corto respiro, quando c’è da rispondere alle grandi contraddizioni del nostro tempo: alla globalizzazione dei mercati, alla crisi energetica, alle continue violazioni dei diritti umani, al proliferare di violenze, alle conseguenze del riscaldamento climatico. Serve una politica che sia al passo coi cambiamenti – conclude – che non arrivi dopo di essi, come troppo spesso accade, perché la società nel frattempo è già andata avanti”. (ANSA, 25 ottobre 2013).
