L’approvazione di Marina Berlusconi spiana la strada alla fusione tra Mondadori Pubblicità e Publitalia che si preparano a dar vita alla più grossa forza vendita in Europa. Intanto al gruppo di Segrate va veloce il piano di risparmi e rilancio di Ernesto Mauri.

Ormai è un segreto di Pulcinella, ma se si chiedono conferme ufficiali alla Mondadori o a Mediaset sul progetto di fusione tra Mondadori Pubblicità e Publitalia le bocche rimangono cucite. I due gruppi non possono rilasciare dichiarazioni perché la decisione sarà all’ordine del giorno dei prossimi consigli di amministrazione in calendario a metà novembre, e soprattutto perché, essendo quotati in Borsa, devono espletare tutti gli obblighi informativi presso la Consob.
Sono passaggi lunghi e delicati, ma il progetto si è messo in moto. E il via è arrivato da Marina Berlusconi, presidente sia di Mondadori sia di Fininvest, la holding che controlla Mediaset e la casa editrice di Segrate, che si è detta d’accordo su una collaborazione più stretta tra le strutture pubblicitarie del gruppo dopo aver sentito le ragioni di Ernesto Mauri, amministratore delegato della Mondadori, e dei vertici di Publitalia.
Da un punto di vista strategico l’operazione è di facile comprensione e di effetti immediati soprattutto sulla Mondadori. Non è un caso che da quando la notizia del possibile matrimonio pubblicitario con Publitalia ha cominciato a girare, in Borsa il titolo della Mondadori sia salito, con un’accelerazione dopo il 14 ottobre – giorno della nomina di Mauri a presidente e amministratore delegato della concessionaria di pubblicità al posto del dimissionario Angelo Sajeva – guadagnando il 23,82% in un mese.
L’articolo integrale è sul mensile ‘Prima Comunicazione’ n. 443 – Ottobre 2013