Antonio Rossano ha intervistato sull’edizione online dell’Espresso Wolfgang Blau, l’autore della strategia di espansione globale del Guardian, trainata dal digitale. Per Blau “L’Europa ha bisogno di joint venture in lingua inglese se non vuole perdere le sue voci nell’informazione”.Perché, nel mondo delle notizie stanno diventando sempre più importanti questioni di scala e, per competere, le testate devono poter attingere a un pubblico globale.
Riproponiamo alcuni estratti dell’intervista, che è possibile leggere in versione integrale sull’Espresso online.
Richard Gingras, direttore di Google News, parla di “rivoluzione permanente”: cosa vuol dire ed in che modo riguarda il mondo dell’informazione, digitale o cartacea?
«Siamo abituati a parlare della “rivoluzione di internet” o rivoluzione digitale. Il concetto che diamo per scontato, utilizzando la parola “rivoluzione” è che ad una fase di turbolenza seguirà un nuovo, ritrovato equilibrio. In tempi di rivoluzione i vecchi sistemi collassano per molto tempo prima che i nuovi diventino visibili nella nebbia. Cosa accade invece se questa percepita turbolenza e la nebbia diventano la nuova normalità? Non vi è attualmente alcun segnale che qualsivoglia immaginabile nuovo ordine potrà mai ripristinare la “scarsità” di contenuti di alta qualità o le limitazioni della distribuzione che hanno, entrambi, reso così profittevoli le aziende editoriali in passato. Alcune delle aziende editoriali più “conservatrici” dal punto di vista intellettuale stanno attualmente tentando di reintrodurre la scarsità dei contenuti coalizzandosi contro i servizi di informazione online offerti dalle emittenti televisive pubbliche, esercitando pressioni sugli altri editori per attivare sistemi di pagamento per le informazioni online o spingendo politicamente per ottenere delle riforme che riescano, almeno, a limitare il campo d’azione di siti di aggregazione come Google News. Qualunque risultato questi sforzi possano raggiungere, non potranno mai ridurre significativamente la sempre crescente quantità di giornalismo gratuito disponibile né potranno ripristinare mai la scarsità di contenuti e di piattaforme di distribuzione che sono state le fondamenta dei grandi margini di guadagno dei giornali cartacei.»È uno scenario dove quindi si affermano le questioni di scala, di proporzioni, di pubblico?
Siamo abituati al fatto che diversi segmenti della rete internet siano dominati da un piccolo insieme di attori globali. Quest vale per i motori di ricerca, per le aste online, la vendita di libri, le piattaforme di social network. Qualcosa di simile sta accadendo anche per il giornalismo. Mentre la maggior parte delle testate affronta la competizione su scala nazionale, si può già assistere alla nascita di un piccolo insieme di istituzioni giornalistiche globali dominanti che possono sfruttare i loro vantaggi di scala ed offrire prodotti giornalistici con cui le testate nazionali europee non possono più competere. I nomi che vengono in mente sono il New York Times, il Wall Street Journal, il Guardian, BBC News, probabilmente Al Jazeera e certamente alcune delle nuove pubblicazioni come Huffington Post e BuzzFeed che hanno i loro piani di espansione internazionale e vanno presi seriamente. Vorrei sperare che molte organizzazione giornalistiche europee vogliano avviare delle joint venture in lingua inglese affinchè il continente europeo possa meglio essere rappresentato in questo scenario globale di grandi attori del giornalismo. L’Europa necessita di una sfera mediatica pan-europea in cui svolgere conversazioni informate in tempo reale con se stessa e con il mondo. L’Europa ha bisogno disperatamente di una voce.