Il nostro Paese è finito se non punta sulla cultura, lo dice il ministro Bray

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(ANSA) “Il nostro è un paese finito se non cambia radicalmente alcune scelte. Metto come priorità il credere che la cultura sia un volano dello sviluppo”. Lo ha detto il ministro per i Beni Culturali, Massimo Bray, parlando delle battaglie che vorrebbe intraprendere nel 2014, al convegno che ha visto riunite a Roma ‘Le Città del Libro’, a nove mesi dall’insediamento del coordinamento, per creare una rete che unisca forze ed esperienze di circa 70 realtà. Per questo è stata annunciata anche la creazione di un nuovo portale web che sarà attivo da maggio 2014 e verrà presentato al prossimo Salone del Libro di Torino. Con mappa, calendario, suddivisione per singole regioni e per ciascuna manifestazione un’intervista-narrazione che autoracconti la nascita e la storia e rinvii al sito specifico di ciascuno, il portale Le Città del Libro avrà come partner il Ministero dell’Economia e Tesoro attraverso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. “Ho molto apprezzato e condiviso questa idea di far dialogare tutte queste iniziative che mettono al centro il libro e la lettura. L’esperienza dei festival mi da molto ottimismo” ha sottolineato Bray che ha però aggiunto: “in questi anni si sono diffuse forme di indifferenza verso questo mondo. Un ceto dirigente del Paese ha smesso di credere che grazie alla cultura si può disegnare un futuro migliore per il Paese”. Il convegno, promosso dal Centro per il Libro e la Lettura con il Salone del Libro di Torino, ha visto fra gli altri la partecipazione del sindaco di Torino Piero Fassino, del presidente della Fondazione per il Libro, La Musica e la Cultura, Rolando Picchioni, del presidente del Censis, Giuseppe De Rita, del direttore generale delle Biblioteche e Istituti Culturali Rosanna Rummo e del presidente del Centro per il Libro Gian Arturo Ferrari. “Un traguardo importante – ha spiegato Picchioni – potrebbe essere la nascita di un’associazione europea dei festival e saloni del libro, un pò sul modello dell’Efa, l’Associazione Europea dei Festival di musica e danza che raccoglie oltre 100 realtà di tutti i Paesi del continente e favorisce lo scambio e la condivisione di competenze e opportunità”. L’iniziativa di una rete europea, “potrebbe partire nel semestre di presidenza italiana” ha detto Ferrari proponendo un “primo incontro tra i principali festival europei, a Torino nella tarda primavera prossima”. De Rita ha insistito sul significato di bene culturale. “Il bene materiale come il monumento o il museo non si moltiplica, sta lì: mentre un festival – ha detto De Rita – deve andare in giro a vedere gli argomenti, le novità, deve collocarsi all’interno di una filiera. Il bene è culturale non se è materiale o immateriale ma se fa cultura, relazione, se sa moltiplicarsi”. Ad andare oltre “la rigida e ossidata ripartizione fra beni e attività culturali, fra hardware e software” ha invitato anche Picchioni. Bray ha fatto riflettere su come in questi anni “lo Stato abbia tirato fuori molte risorse perdendo però la sua funzione di indirizzo culturale. Dobbiamo invece portare a sistema alcune esperienze e vedere come valorizzarle”. Cosi’, ha continuato il ministro, “è stata un’ottima scelta unire turismo e cultura ma dobbiamo fare in modo che molte scelte quantitative diventino qualitative sul turismo. Tutte le filiere del libro in cui eravamo maestri sono scomparse e questo è dovuto all’indifferenza delle scelte della politica. Non sto chiedendo un ritorno indietro ma la condivisione a riflettere su quanto sia importante diffondere la consapevolezza delle produzioni del mondo della cultura”. Bray ha anche insistito sul”importanza di riconoscere “tutte le esperienze non istituzionali. Dobbiamo arrivare a forme di riconoscimento qualitativo più che storico quantitativo. Questo vale per i libri come per i teatri. Mi piacerebbe vedere le biblioteche nazionali trasformate in luoghi vivi, dove fare cultura”. (ANSA, 9 gennaio 2014)

Massimo Bray (foto Olycom)
Massimo Bray (foto Olycom)