Faro Agcom-Antitrust sulle tlc, occhi puntati sull'Agenda Digitale

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(ANSA) Sarà un’indagine a 360 gradi, quella che Agcom e Antitrust hanno deciso di avviare su concorrenza e investimenti nel settore delle tlc. Il punto di partenza è quello di contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale, considerata l’arretratezza dell’Italia su questo punto e anche la grande attenzione maturata su temi come la sicurezza delle reti e lo spionaggio informatico, e quello di arrivo potrebbe essere l’adozione di interventi concreti per dare la necessaria spinta all’innovazione. L’indagine decisa oggi, che durerà sei mesi, prende le mosse dalla necessità di contribuire “al raggiungimento, da parte dell’Italia, degli obiettivi della banda larga dell’Agenda Digitale entro i tempi previsti dal calendario dell’Unione Europea”. Obiettivi che appaiono ancora molto lontani visto che, come dice la stessa delibera dell’Agcom, solo il 14% delle famiglie italiane ha accesso alla rete a velocità maggiori di 30 Mega, quando il target è del 100% dei cittadini Ue entro il 2020. Ma non è solo questo il motivo che spinge le due Autorità ad accendere il loro faro: si parla, infatti, anche della “rinnovata attenzione, anche a livello internazionale, in materia di sicurezza delle reti e di spionaggio informatico” e della “esigenze di tutela della sfera privata dei cittadini”. Lo scandalo Datagate, insomma, non è passato invano. Tra gli obiettivi di fondo figurano anche la necessità di esaminare il settore in modo di delineare “le strategie regolamentari efficienti e il loro adattamento temporale”, nonché di “fornire un’informazione completa sull’evoluzione della qualità degli investimenti nelle reti in banda larga e ultralarga”, verificando le condizioni e le prospettive della concorrenza nel settore “in coerenza”, tra l’altro, “con il principio di neutralità della rete”. Si ricorda infatti che sono in atto processi di convergenza a livello internazionale tra architetture di rete fisse e mobili, oltre che strategie degli operatori che puntano a condividere infrastrutture già esistenti ed a co-investire nella realizzazione di reti di nuova generazione. Con questa ‘mossa’, inoltre, le due Autorità sembrano anche voler rimettere gli occhi su un settore che di recente è un po’ sfuggito dal loro perimetro: la complessa vicenda di Telecom Italia e le preoccupazioni a livello politico per il destino della rete d’accesso hanno infatti portato il dossier direttamente nelle stanze di Palazzo Chigi, che ha affidato a un tris di esperti guidati da Francesco Caio uno studio sullo stato delle reti e sugli investimenti necessari al suo sviluppo. (ANSA, 9 gennaio 2014)