Il native advertising sul Nyt è una decisione sciagurata: la dura critica di Tom Foremski

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Non usa mezzi termini Tom Foremski, uno dei più ascoltati osservatori dell’editoria digitale, nel criticare il sistema in grande ascesa del native advertisement e soprattutto la decisione, a suo dire sciagurata, del New York Times di ricorrere a questa nuova forma di pubblicità giudicata “ingannevole”. “Il suo management continua a prendere cattive decisioni economiche”, scrive riferendosi ai piani alti dell’Old Gray Lady. “E sta rovinando un tesoro nazionale”.
L’articolo di Foremski ‘What The New York Times can tell us about the weaknesses of native advertising’, pubblicato su Memeburn.com, è stato ripreso e tradotto in italiano dal sito di Lsdi. Eccone alcuni passaggi:

Il native advertising è la peggiore idea del mondo e non posso credere che il management del New York Times sia così ingenuo e sprovveduto da adottarlo.
Ingenuo: perché i manager della testata potrebbero gettare al vento la fama conquistata a fatica di giornale più importante del paese per realizzare dei guadagni a breve termine.
Sprovveduto: perché pur non potendo non vedere la stupidità di questo loro comportamento, si danno lo stesso la zappa sui piedi (e sul cervello).
Così come sono sprovveduti anche i brand e le agenzie di pubblicità. La pratica è eccezionalmente dannosa perché fa pensare che tutti i contenuti siano corrotti.
Il native ad avvelena il capitale di fiducia che gli editori hanno sudato per costruire e di cui beneficiano gli inserzionisti.
Il New York Times ha venduto il suo futuro per una manciata di fagioli. Il guaio è che non viviamo in un mondo magico di piante di fagioli e di uova d’oro.
Una manciata di fagioli potrà soddisfare i contatori di fagioli per qualche trimestre finanziario, ma non coprirà il costo enorme per la credibilità e la redditività del giornale.

L’articolo integrale in italiano è su Lsdi.it
L’articolo originale in inglese è su Memeburn.com