La Treccani taglia le spese, e comincia dal 'Dizionario biografico'. L'ad Tatò: "Troppo costoso"

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Il ‘Dizionario biografico degli italiani’, opera storica della Treccani e simbolo culturale del Paese, rischia di ridurre a zero il suo comitato scientifico. Si teme anche per i redattori. La decisione – si legge su Repubblica – giunge dall’amministratore delegato Franco Tatò, preoccupato di tamponare i costi che gravano sul bilancio in rosso dell’Istituto di cultura. 

Franco Tatò, ad Treccani
Franco Tatò, ad Treccani (foto iconfronti.it)

Ma di sopprimere il Dizionario Biografico si parlava ancora nel 1997, cioè prima della crisi, quando si era solo alla lettera ‘effe’. Su un vecchio articolo di Repubblica, troviamo la dichiarazione di Giorgio Stabile, professore di filosofia e collaboratore dell’Istituto, che a proposito della pubblicazione affermava: “Non avrebbe senso sopprimerla proprio nel momento in cui in Inghilterra si progetta la seconda edizione della National Biografy”.
12 anni dopo, nel 2009, l’ad Tatò approvava un piano di tagli al Dizionario. E la notizia giungeva nel momento in cui si stava cominciando – con un ritardo clamoroso – a mettere in rete il lemmario, facendo appello a tutta la comunità degli storici e incaricando la redazione (anche se con qualche testa in meno) di valutare ed editare i testi pervenuti.
Fino ad oggi, seppure tra mille difficoltà e con una redazione molto ridotta, il Biografico diretto da Romanelli ha proceduto con una media di poco meno di due volumi all’anno (cinque in tre anni, dal 76esimo all’ottantesimo, già pronto per la stampa), con un’ampia produzione di nuove voci online – nomi illustri scomparsi dopo l’uscita del volume di competenza – e una nuova pagina sul portale Italiani della Repubblica. Un’opera troppo costosa, ha liquidato Tatò.

Ma nell’era di Wikipedia e dell’online, la Treccani è ancora sul mercato? Il suo portale può vantare 250mila contatti al giorno. E il logo continua ad attrarre il pubblico dei lettori su carta. […] Altro discorso per il Biografico, monumentale e necessaria impresa culturale concepita nel 1960 da storici della statura di Salvatorelli e Chabod.

Certamente un’opera come questa non è destinata alla commercializzazione immediata, ma che il Dizionario rappresenti uno strumento di ricerca universalmente riconosciuto è altrettanto vero.
Ricordiamo che da nove mesi a questa parte, all’Isituto manca il direttore editoriale, non essendo mai stato nominato il successore di Massimo Bray, attuale ministro dei Beni culturali. E da settembre è rimasta vuota anche la poltrona di Giuliano Amato, nominato giudice della Corte Costituzionale. L’unico a resistere pare proprio Tatò, soprannominato ‘kaizer Franz’ per la sua durezza impiegata nel risanamento economico: il consiglio d’amministrazione scade in aprile, e molti danno quasi per certo il suo rinnovo alla carica di amministratore delegato.
 
Leggi l’articolo completo sull’edizione cartacea ‘La Repubblica’ del 24/01/2014,  p. 40.
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