Nel pomeriggio di lunedì 3 febbraio il sito web di Oggi non è stato aggiornato. I giornalisti di Oggi si sono riuniti in assemblea per redigere un comunicato “per esprimere il forte dissenso sulle trattative in corso tra azienda e sindacato, che mettono in serio pericolo la sopravvivenza del settimanale e del suo sito web”.
Tra le ragioni della protesta – scrive una nota del Cdr – ci sono la mancanza di investimenti, le liquidazioni choc e un intervento troppo sbilanciato a scapito dei giornalisti di Rcs Periodici.
Ecco cosa scrive il Cdr della testata:
TERZO STATO DI CRISI CONSECUTIVO – Rcs Mediagroup vuol far pagare ai giornalisti di una sola parte del gruppo il prezzo di anni di sprechi, malagestione e mancanza di iniziative editoriali. A tempo di record, l’azienda ha discusso un nuovo stato di crisi di due anni per “ristrutturazione aziendale”, il terzo consecutivo. L’obbiettivo? Attuare un ulteriore drastico risparmio sul costo del lavoro attraverso contratti di solidarietà e interventi sugli integrativi.
SI’ ALLA SOLIDARIETA’, MA… – Per far fronte al proprio dissesto economico, insomma, Rcs Mediagroup si appresta a intervenire ancora una volta solo sul costo del lavoro, e su una testata come Oggi che è ancora – faticosamente – in attivo. Premesso che la redazione di Oggi si dichiara pienamente disponibile a un intervento di solidarietà, c’è una contraddizione di base che è bene chiarire: il peso di tale intervento è fortemente – troppo – sbilanciato a scapito dei giornalisti della Periodici, senza nulla chiedere a management e figure apicali.
MERA MANODOPERA – In pratica, la soluzione offerta per il rientro in azienda dei colleghi attualmente in cassa integrazione è di farli confluire in Unità Organizzative Redazionali che lavorino a chiamata sia per i periodici sia per i quotidiani, trasformando dei professionisti qualificati in mera manodopera. Uor, quindi. Pagate da chi? Dai soli giornalisti dei periodici (o di quel che ne rimane). Come dire: in barba alla recente fusione tra le divisioni, Rcs Mediagroup è un gruppo unico quando fa comodo, ma distingue ancora tra Periodici e Quotidiani quando c’è da chiedere sacrifici importanti. Per dirne una: a fronte della permanenza delle redazioni del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport nell’immobile di via Solferino (venduto sottocosto e riaffittato a 12 milioni di euro l’anno), in via Rizzoli ci sono migliaia di metri quadrati costosi e inutilizzati.
NESSUN INVESTIMENTO IN VISTA – Come non bastasse, apprendiamo che per l’annunciato progetto di potenziamento del sito Oggi.it (unico intervento sulla testata da tempo immemorabile) non ci saranno investimenti concreti. Mentre la rappresentanza aziendale si lascia “sfuggire” che il futuro di Rcs va verso redazioni composte esclusivamente da grafici e desk, a discapito di qualità e informazione.
LIQUIDAZIONI CHOC – Il tutto avviene a poco più di un anno dai 3 milioni di euro elargiti ad Antonello Perricone, il manager che ha la responsabilità del baratro finanziario in cui si trova l’azienda, autore della fallimentare acquisizione spagnola di Recoletos. Dobbiamo pensare che Rcs sia un’azienda che premia solo il demerito? In seguito a quella sciagurata operazione, negli ultimi otto mesi il gruppo ha venduto cinque testate; ne ha chiuse sette; ha “sospeso” la pubblicazione di altre due. Il tutto mentre in azienda circolano firme prestigiose ma dall’incerta collocazione e dal certissimo compenso. E mentre il direttore del Mundo viene liquidato con una cifra che secondo indiscrezioni di stampa va dai 15 ai 20 milioni di euro.
I PUNTI FONDAMENTALI – In considerazione di tutto questo, la redazione di OGGI si dice disponibile ad accettare una trattativa che:
– preveda un contratto di solidarietà ragionevole e sostenibile in termini economici e di organizzazione e qualità del lavoro
– coinvolga nella solidarietà i 500 giornalisti dei quotidiani
– salvaguardi gli accordi integrativi di secondo livello
– metta sul tavolo i numeri dei costi generali e degli ultimi bilanci di ciascuna testata
– coinvolga nei sacrifici anche le 17 figure apicali
– ritiri l’indicazione arbitraria degli esuberi a Oggi e nelle altre testate core
– impegni l’azienda a studiare nuovi progetti editoriali che le restituiscano il valore che le compete.
La redazione di Oggi, certa che la rappresentanza sindacale saprà farsi portatrice di queste istanze, fondamentali per garantire un futuro a giornalisti e azienda, approva.
Il Cdr e i giornalisti di Oggi