Arte in tv: tanti canali e poco budget

Condividi

(ANSA) “L’offerta di arte in tv è di nuovo ricca, ora manca ‘solo’ un budget adeguato”. Con questa considerazione del vicedirettore di Rai5 Paolo Giaccio si è chiusa nel pomeriggio alla Triennale di Milano la giornata di studi sul rapporto fra arte e tv, ‘Modi di vedere’, curata da Aldo Grasso e Vincenzo Trione. A concludere le relazioni accademiche con una nota leggera è intervenuto Pif, raccontando il suo viaggio nell’arte contemporanea condensato in una puntata de ‘Il Testimone’ su Mtv: “Viene facile l’ironia su questo tipo di arte, ma bisogna evitare di essere snob o populisti – ha detto l’ex Iena -. L’arte contemporanea funziona in tv perché spinge a farsi domande, ma la scommessa è portarla a tutti con la bravura di un Philippe Daverio”. Un incontro fra Roberto Pisoni (direttore di Sky Arte HD), Paolo Giaccio (vicedirettore Rai 5) e Giuseppe Feyles (direttore di Retequattro e Iris) ha affrontato infine lo stato odierno della comunicazione culturale in tv dalla parte degli operatori. Per Pisoni l’obiettivo del nuovo canale Sky Arte nel suo primo anno e mezzo è stato di includere tutto il pubblico contaminando i linguaggi televisivi: “I nostri documentari su Michelangelo e sui Musei Vaticani sono stati molto richiesti all’estero – dice Pisoni -: siamo orgogliosi del 30% di produzioni originali e siamo andati oltre commissionando una serie di opere di videoarte in arrivo fra maggio e giugno”. Accanto alle produzioni originali, per Giaccio di Rai5 è importante anche lo sfruttamento degli archivi, specie in tempi di ristrettezze economiche: “Riprogrammare ogni giorno una puntata di Passepartout ha fatto scoprire Philippe Daverio a un certo pubblico che non lo seguiva di domenica su Rai3”. Per Feyles alcune arti possono essere valorizzate dallo schermo televisivo più di altre, “come l’architettura ripresa con i droni, i tesori nascosti che solo la tv può andare a mostrare, o il cinema troppo spesso trascurato”, ma il problema delle risorse non cambia: “E’ difficile trovare la collocazione giusta per l’arte in una rete generalista in assenza di budget adeguati”. (ANSA, 11 marzo 2014)