Sì alla riforma della Pubblica amministrazione così come prefigurata dal Governo guidato da Matteo Renzi, ma è necessario puntare sull’Europa: investire su innovazione e utilizzare i fondi comunitari. A sostenerlo, in attesa dell’approdo in Parlamento della riforma della PA previsto nei prossimi giorni, superati il passaggio in Commissione Affari costituzionali della Camera e i successivi emendamenti dell’esecutivo, è Confindustria Assoconsult, l’associazione confindustriale che raggruppa 400 società di management consulting.
“Apprezziamo molto metodo e obiettivi del ministro per la Semplificazione e pubblica amministrazione Marianna Madia – afferma Carlo Capè, presidente di Confindustria Assoconsult – basti pensare al ricambio generazionale, alla mobilità, al cambio di mentalità chiesto ai dipendenti. La riforma va però inquadrata in un recupero di innovazione che riguarda l’Europa intera. La nostra PA deve riguadagnare il ritardo in termini di competitività, investire su prodotti e servizi ad alto valore aggiunto puntando su ICT, Fondi europei e innovazione. Per il periodo 2014-2020 l’Unione europea col progetto “Horizon 2020” mette a disposizione 79 miliardi di euro (prezzi correnti). Più in generale i Paesi dell’Ue dovranno investire, da qui al 2020, il 3% del Pil in R&S (1% di finanziamenti pubblici, 2% d’investimenti privati) con l’obiettivo di creare 3,7 milioni di posti di lavoro e realizzare un aumento annuo del Pil di circa 800 miliardi di euro.”
In questo scenario la consulenza deve dare il proprio contributo. “Il Paese e la PA – continua Capè – possono crescere solo attraverso la partnership con le società di management consulting che ne alimentino l’espansione. Tuttavia la consulenza è penalizzata poiché è sotto-utilizzata rispetto agli altri Paesi europei (0,2% del Pil in Italia rispetto a un range che va da 1% a 1,5% dei Paesi dell’Europa Centro-Nord), meno del 10% è destinata alla Pubblica amministrazione (media europea 18%, UK 26%, ossia un quarto della consulenza è per la PA). Inoltre solo il 20% della spesa pubblica in consulenza è assegnata a soggetti organizzati in forma di impresa, il restante 80% di spesa è distribuito in micro incarichi a persone fisiche. Ciascuno deve fare la sua parte: lo Stato indicare i criteri per normare l’attività delle società di management consulting, queste ultime introdurre competitività, metodi e strumenti innovativi.”