(Affari & finanza) Ho letto con sorpresa su Affari & finanza le accuse lanciate dal presidente di Asstel, Cesare Avenia, allo Sblocca Italia e al lavoro parlamentare che avrebbe smontato i meccanismi del credito d’imposta e trasformato il decreto addirittura in un “flop”.
Una premessa: quando parliamo di credito d’imposta intendiamo soldi pubblici che lo stato “sconta” ai privati, non soldi privati “bruciati”, anche perché i 6 miliardi di investimenti delle telco citati da Avenia (aggiuntivi rispetto ai piani dichiarati prima dello Sblocca Italia) non compaiono in un nessun documento ufficiale e, per ora, restano solo un flatus vocis. E proprio perché parliamo di denaro dei contribuenti è nostro dovere non trasformarlo in un obolo alle lobby, ma indirizzarlo agli obiettivi della Agenda europea 2020. Ringrazio dunque la relatrice del provvedimento, Chiara Braga, che con altri colleghi ha svolto un lavoro accurato e competente per migliorare il provvedimento proposto dal governo.
Ma veniamo alle obiezioni che vengono mosse al “nuovo” testo e che, in realtà, lo migliorano:
1. il “fattore di contemporaneità per almeno il 50 per cento della popolazione dell’area” è stato introdotto in coerenza con gli obiettivi dei 30 e 100 megabit di Agenda 2020 che devono essere garantiti in modo “effettivo” ai cittadini. Che banda ultralarga è quella che diminuisce più aumentano i terminali connessi?
2. il regime sugli aiuti di stato per la banda ultralarga prevede che gli incentivi detraibili fiscalmente vengano concessi solo su infrastrutture aperte all’uso di tutti gli operatori, non su quelle ad uso esclusivo come gli “apparati tecnologici” per collegare gli utenti, perché l’aiuto di stato ha la finalità di aprire un mercato, non un monopolio. Quanto a Infratel si fa confusione: la società del Mise gestisce i bandi degli interventi diretti o con incentivi nelle aree a fallimento di mercato, qui parliamo di defiscalizzazione di investimenti fatti direttamente dagli operatori.
3. il “limite massimo del 50 per cento” del credito d’imposta era già presente nel decreto licenziato dal Consiglio dei ministri (in ogni caso i criteri verranno definiti da un decreto del Mise e dalla delibera Cipe), mentre le novità dei punti 4 e 5 sono state inserite in commissione Bilancio su suggerimento della Ragioneria per ragioni di copertura. Una resa? Vedremo.
A conferma che non c’è nessuna discriminazione degli operatori mobili lo Sblocca Italia ha introdotto per la prima volta norme di semplificazione per l’installazione di antenne, come richiesto da tempo. Non solo: finalmente la posa della fibra è stata equiparata a un’opera di urbanizzazione primaria ed è obbligatoria l’etichetta “broadband ready” per i nuovi edifici. Sarebbe interessante capire cosa pensi di queste misure il presidente Avenia e se le sue opinioni rappresentino davvero quelle dei suoi associati.
