La Ferrari è un tesoro. Costruito e coltivato nel tempo.
La reputazione internazionale di cui gode il Cavallino, la sua unicità, la sua capacità di interpretare e fondere passione e lusso hanno fortificato il brand corazzandolo anche contro le figuracce in pista. Da qui l’idea di raccontare, al momento dell’avvio della gestione Marchionne che succede a quelle del Grande Fondatore e di Luca Cordero di Montezemolo – i due presidenti che hanno costruito il mito Ferrari – come è nato il brand numero uno al mondo, come è stato difeso e potenziato fino a diventare un fenomeno globale.
Chi meglio di una Ferrari? Chi più di una Ferrari? Quando Andrea Barchiesi, fondatore e ceo di Reputation Manager, quotata agenzia che in Italia misura la reputazione delle aziende e degli uomini che le guidano, ci ha offerto di dimostrarci le proprie capacità di azione, il marchio Ferrari – amato dagli italiani fino alla dedizione feticista – ci è parso un soggetto straordinario su cui misurarsi. Era settembre e Sergio Marchionne aveva appena riempito le prime pagine dei giornali di mezzo mondo con la dichiarazione di guerra a Luca Cordero di Montezemolo per via del disastroso campionato della Rossa in Formula1, e Barchiesi ha prodotto una ricca ricerca proprio sulla reputazione on line del brand Ferrari, condotta fra settembre 2013 e agosto 2014. Tabelle e grafici che danno la misura di quanto Ferrari si meriti davvero il trofeo di brand più potente del mondo (vinto nel 2014 per il secondo anno consecutivo) e di come, però, la gestione sportiva risultava – e un poco anche il management – l’anello debole di una forza straordinaria. Da qui all’idea di mettere in piedi un reportage su com’è nato il brand numero uno al mondo – come si è costruito nel tempo, com’è stato difeso e ampliato fino a diventare un fenomeno globale – il passo è stato breve. Non prima di aver chiesto, però, a Reputation Manager di aggiornare la ricerca alle prime settimane della Ferrari senza il suo ‘secondo padre’ Luca di Montezemolo, uscito di scena il 12 ottobre dopo 23 anni di presidenza. Cercando così di misurare l’impatto della tempesta su Maranello scatenata dal benservito impartito da Sergio Marchionne, che alla guida del gruppo Fiat Chrysler ora assomma anche quella di Ferrari.
Ferrari, un amore italiano – Le due ricerche di Reputation Manager (le tabelle sono pubblicate su Primaonline.it) raccontano una verità peraltro chiarissima: gli italiani amano la Rossa e il suo brand con Cavallino rampante in campo giallo di un amore totale. Se ci si ferma al brand siamo al 100% nella prima rilevazione e al 98% nella seconda, quella condotta fino ai primi di novembre, a show down avvenuto. Mettendo insieme le diverse voci si ottiene un giudizio positivo del 73% nella prima rilevazione contro un 60% dell’aggiornamento di novembre. Qui la discesa ‘reputazionale’ ha certamente a che fare con il brusco ricambio al vertice dell’azienda, ma anche con la delusione sportiva, visto il mestissimo finale del campionato di Formula1 di quest’anno. In altri termini: Ferrari può anche permettersi di non vincere, ma non di perdere competitività e di finire nelle retrovie. In ogni caso, il credito mondiale di cui gode il Cavallino, la sua unicità, la sua capacità di interpretare passione e ‘lusso’ al massimo livello hanno conferito una forza tale al brand da corazzarlo anche contro le figuracce in pista. (…)
L’articolo integrale è sul mensile Prima Comunicazione n. 456 – Dicembre 2014
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