Zuckerberg sceglie ‘The End of Power’ di Naim come primo libro per il suo A Year of Books

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‘The End of Power’ di Moisés Naim il primo libro segnalato da Mark Zuckerberg nel suo A Year of Books, il club del libro che il fondatore di Facebook ha lanciato per coinvolgere i 31 milioni di amici del social network a seguirlo nell’impegno di leggere due libri al mese.
Non è comunque una sorpresa che Zuckerberg abbia indicato come prima scelta il libro nel quale si teorizza la perdita di potere di molte delle maggiori istituzioni – dalle grandi corporation agli Stati nazionali fino al Papa – progressivamente minacciate da “agili start up”, “fornitori di media partecipativi nati dal nulla”, “giovani privi di leader nelle piazze”, come lo stesso Naim, ex caporedattore di Foreign Policicy, ha spiegato discutendo il suo libro su TheWorldPost.
Zuckerberg, infatti, ha articolato una visione simile nella lettera agli investitori che ha preceduto l’offerta pubblica di Facebook nel 2012, scrivendo, tra l’altro: “Noi speriamo di cambiare il modo con cui le persone si relazionano al proprio governo e alle istituzioni sociali. Crediamo che costruire strumenti per aiutare la gente a condividere possa portare a un dialogo più onesto e trasparente in materia di governo, che potrebbe sviluppare una più diretta consapevolezza della gente e una maggiore responsabilizzazione di quanti amministrano”.
“Dando alla gente il potere di condividere, noi stiamo vedendo che le persone fanno sentire la loro voce su un piano differente da quanto è stato possibile storicamente”, aveva aggiunto il fondatore di Facebook, concludendo: “Queste voci aumenteranno in numero e in volume”.
Naim non aveva immediatamente risposto a chi gli chiedeva di un commento, ma in altro modo si era detto d’accordo che questo spostamento di potere fosse positivo per la società in molti modi. Infatti, facilitava la sfida ai tiranni e le proteste, creava più competizione tra le imprese e di conseguenza più opzioni per i consumatori. Inoltre, “trasformava le tradizionali forme di organizzazione politica e del governo di noi stessi – e del pianeta – molto inadeguate, persino obsolete”, come Naim ha scritto su TheWorldPost.
“Dal riscaldamento globale alla crisi economica e la proliferazione di Stati con armi nucleari o il fallimento di nazioni, sta diventando chiaro che molte minacce globali stanno uscendo dal controllo e nessuna nazione, istituzione internazionale, gruppo o leader sembra avere il potere di arrestarle”, ha scritto il giornalista venezuelano, aggiungendo che i leader nazionali non possono a lungo fare le grandi scelte di cui necessitiamo, ma nemmeno possono farlo i nuovi player. Infatti, secondo Naim i nuovi attori possono rimandare o impedire decisioni di altri ma non hanno abbastanza potere per sviluppare un proprio progetto. Il risultato è lo stallo e l’inazione.
Naim ha dichiarato a CNN Monday che anche Facebook e Google fanno i conti con i vincoli al loro potere, come la competizione globale, le iniziative per limitare Google in Europa e le difficoltà di penetrazione sul grande mercato della Cina. E nel suo libro ha scritto che il ruolo di Internet, dei social media e degli altri strumenti è indubbiamente di trasformazione, ma anche “enfatizzato” perché “gli strumenti necessitano di  utilizzatori, che a loro volta hanno bisogno di obiettivi, direzioni e motivazione”.
Insomma, secondo Naim, le innovazioni hanno scombussolato le fonti del vecchio potere e ne abbiamo bisogno di ulteriori per rivoluzionare la governance: “Noi possiamo solo sperare che nelle decadi future, l’onda dell’innovazione che ha rivoluzionato le comunicazioni, gli affari, l’attivismo sociale, la medicina e la fisica trasformi anche radicalmente il nostro sistema di governo”.