Il virus del copia e incolla colpisce anche Rampini? Il Giornale: una freelance smaschera il celebre corrispondente da New York

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Il Giornale di oggi, 09/03/2015. Con quei capelli un po’ così, quell’erre moscia un po’ così che ha Federico Rampini quando ci spiega il mondo, assumiamo anche noi un’espressione un po’ così nello scoprire che il biografo di Carlo De Benedetti nonché candidato alla successione di Ezio Mauro scopiazza qua e là le sue articolesse su Repubblica . Per un giornalista che conosce il mondo come lui, si tratta semplicemente di «fonti» anche se spesso si dimentica di citarle. Per un comune mortale, invece, questa mancanza di originalità è un puro taglia-

Federico Rampini
Federico Rampini

traducicopia-e-incolla non nuovo nelle colonne del giornale debenedettiano. La castigamatti di Rampini è una brillante traduttrice freelance che collabora con il Foglio , Eunews , Rivista Studio . Marion Sarah Tuggey ha sotto mano le stesse fonti di Rampini, cioè giornali e siti americani. E ha colto quelle che all’inizio sembravano suggestioni, analogie, imbeccate, e col tempo si sono rivelate riproduzioni. Sul suo profilo twitter @masaraht ha cominciato a segnalare l’inaspettato fenomeno con precisione filologica: citazione dell’originale con il link della fonte, e citazione della copia, cioè il sito internet di Repubblica con la firma di Rampini. Il giochino è diventato addirittura un hashtag , #Rampinomics: un neologismo modellato sulla tendenza tutta americana di definire le strategie economiche dei big Usa (Reaganomics, Obamanomics, perfino Madoffnomics), e che quindi a pieno diritto si attaglia al corrispondente da New York del giornale fondato da Eugenio Scalfari. E tuttavia esso riecheggia anche i comics , le strisce di fumetti. Una sorta di irriverentissimo «oggi le comiche». Lo storify dell’ hashtag (l’inglese è d’obbligo quando si parla di Mr Rampini) ha una premessa d’obbligo: «Se voglio leggere il New York Times , mi abbono a quello, non a Repubblica », scrive @masaraht. Sacrosanto. Chiunque abbia un account twitter può verificare. Si parte il 6 luglio scorso con un calco dal Financial Times : «Prendi, taglia il troppo tecnico, traduci (nota di colore, i trattori) ed ecco» due giorni dopo un Rampini doc, che in realtà cita lo stesso Ft e una precedente analisi del Wall Street Journal ma il pezzo è in effetti una sintesi del quotidiano britannico. Al tweet risponde addirittura l’autore dell’articolo originale, David Pilling, entusiasta perché il suo scritto ha meritato una versione in italiano e aggiunge: «A proposito, quand’è che qualcuno tradurrà in italiano il mio libro sul Giappone?». Passa un mese e il 1˚ agosto Sarah Tuggey segnala che #Rampinomics colpisce ancora: stavolta la fonte è un’analisi sulla situazione argentina apparsa due giorni prima sul Nyt , non citato. Altri 30 giorni e il 9 settembre il guru di Cindia pubblica una riflessione sui «padroni del pensiero» e il «lato oscuro» dei think tank tratta da un articolo del 6 settembre uscito ancora sul Nyt . Dopo un mese « here we go again », rieccoci: la denuncia di una «gola profonda» che inchioda la Federal Reserve («Era succube di Goldman Sachs») è un copia-incolla-traduci di Propublica , un giornale online della Grande Mela specializzato nell’ investigative reporting . Ai primi di ottobre l’attività di «libero adattamento» di testi originali per la regia di Federico Rampini raggiunge l’apoteosi. È un’intervista a Vandana Shiva, l’indiana leader del movimento mondiale contro gli organismi geneticamente modificati, che era stata attaccata dal New Yorker . «Lei, a Repubblica , ribatte alle accuse una per una», titola la punta di diamante del gruppo L’Espresso . «Dalla sua casa di New Delhi mi dedica un’ora del suo tempo al telefono», puntualizza Rampini. Ma le risposte, tranne una, sono la trascrizione della lunga autodifesa pubblicata dall’eroina anti-Ogm sul sito vandanashiva. com il 26 agosto precedente. (…)

Fonte. Il Giornale, 09/03/2015