Venerdì, secondo il Financial Times si saprà chi sarà il nuovo direttore (o la direttrice) del Guardian. Sono rimasti in corsa, Katharine Viner, attuale direttrice dell’edizione americana e Ian Katz, che proviene dal programma Newsnight della Bbc e ha alle spalle una carriera nel Guardian. Secondo alcuni potrebbe essere una donna, e sarebbe la prima volta. Il processo di selezione è stato partecipato.

Lo scorso 25 febbraio quattro candidati che hanno fatto domanda per prendere il posto di Alan Rusbridger sulla poltrona di direttore del Guardian hanno presentato alla redazione del giornale la propria visione strategica per il futuro della testata rispondendo alle domande dei 400 giornalisti presenti. Nella rosa dei candidati: Emily Bell, direttrice del Tow Center for Digital Journalism della Columbia University e direttrice non esecutiva dello Scott Trust; Wolfang Blau, direttore della digital strategy di Gnm; Janine Gibson, direttrice di theguardian.com; e Katharine Viner, direttrice della versione statunitense del sito.
Dal giorno successivo fino alla mezzanotte del 4 marzo i giornalisti del Guardian News & Media (Gnm) – publisher di Guardian, Observer , the guardian.com e delle sue due versioni statunitense e australiana – hanno potuto esprimere la propria preferenza decretando vincitrice del ballottaggio Viner. Alla Viner sarà assicurato un colloquio nella fase finale della selezione, in cui si presenteranno davanti allo Scott Trust, il fondo proprietario di Guardian News & Media, sei aspiranti direttori. Il processo dell’autocandidatura – proposto dal principale sindacato del Regno Unito, il National Union of Journalists (NUJ) – è del tutto indipendente dalla selezione dei finalisti a cui sta lavorando lo Scott Trust, che si arroga “il diritto di scegliere chi riterrà idoneo a portare avanti la testata nel tempo, guardando oltre agli interessi dell’attuale generazione di giornalisti”.
In attesa di conoscere il nome del prossimo editor in chief il Guardian Media Group ha annunciato di aver riportato per l’anno fiscale che terminerà il 29 marzo 2015 un aumento del 3% dei ricavi del gruppo che salgono a 215 milioni di sterline, di cui 80 milioni (+20% sull’anno passato) provengono dal digitale.
All’aumento a doppia cifra delle vendite digitali – oggi il pubblico del Guardian conta su scala globale 121,7 milioni di utenti unici al mese, con più della metà che raggiungono i contenuti del quotidiano attraverso apparecchi mobili – fanno da contraltare le perdite di 30,6 milioni di sterline registrate dal gruppo nel 2014 (sostanzialmente invariate rispetto al 2013), dovute al rallentamento della diffusione dei giornali cartacei e alla domanda instabile di pubblicità.
“Possiamo guardare a un periodo prossimo di investimenti focalizzati al mantenimento dell’alta qualità del nostro giornalismo, alla crescita nel digitale e al rafforzamento della nostra readership internazionale, che è ormai un nostro marchio distintivo” ha dichiarato Rusbridger, che lo scorso 10 dicembre ha annunciato che lascerà dopo 20 anni il proprio ruolo di direttore del Guardian per dirigere dal prossimo autunno il prestigioso college di Oxford, Lady Margaret Hall.
Paola Cavaglià