Gli edicolanti sul taglio dei fondi pubblici all’editoria: l’online non è può sostituire il cartaceo, i contributi devono restare

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(Public Policy) Con questa proposta di legge “si taglia tutto e mi sembra eccessivo, è una caratteristica dei Paesi democratici avere forme di contribuzione all’editoria”. Lo ha detto un rappresentante della Snag (il Sindacato nazionale autonomo giornalai), nel corso di un’audizione in commissione Cultura alla Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge del Movimento 5 stelle sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria.

“Ci preoccupano anche le finalità: favorire il digitale? Vantaggi concorrenziali ne ha già tanti, perché dobbiamo favorirlo se i dati di vendita sono assolutamente deludenti. Studi scientifici – ha aggiunto – dimostrano che leggere su supporti digitali contenuti di natura complessa sia praticamente impossibile, non possiamo pensare che possa sostituire completamente il cartaceo. Immaginate qualcuno leggere un quotidiano su uno smartphone? A nostro avviso non è questo il futuro”.

“Comprendiamo la ratio di questa proposta, ma pensare di levare tutto per eliminare il problema” degli sprechi “non è una soluzione”. Lo ha detto Ermanno Anselmi, coordinatore nazionale della Fenagi (la Federazione nazionale dei giornalai – Confesercenti), nel corso di un’audizione in commissione Cultura alla Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge del Movimento 5 stelle sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. Per Anselmi serve “un quadro normativo che affronti in maniera generale il mondo dell’editoria, dai contenuti alla distribuzione, dando indicazioni sulle misure a sostegno di un settore in grande trasformazione”. Per quanto riguarda i contributi pubblici, più che abolirli occorrerebbe dirottarli verso “le startup”, specialmente se digitali.

“L’abolizione del finanziamento all’editoria, così come richiesto nella proposta di legge, in linea di massima non va a togliere i privilegi e gli sprechi ma rischia di togliere la sopravvivenza a centinaia di piccole testate e al sistema dell’editoria diffusa che c’è nel nostro Paese”.
Lo ha detto un rappresentante di Sinagi (il Sindacato nazionale giornalai d’Italia, affiliato Slc-Cgil) nel corso di un’audizione in commissione Cultura alla Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge del Movimento 5 stelle sull’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria.
“Se sparisce la piccola editoria – ha aggiunto – significa che sparisce gran parte di questo settore e concentriamo il sistema nelle mani dei grandi editori che già controllano il sistema dell’informazione inteso in maniera complessiva”. (Public Policy, 17 marzo 2015)