Giornalisti europei più accomodanti di quelli americani. Un’analisi sul rapporto tra media e manager di Prgn

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I giornalisti europei sono più inclini di quelli americani a far rivedere l’articolo quando intervistano il capo di un’azienda. Il 41% permette sempre ai Ceo o alle agenzie di pubbliche relazioni di controllare le dichiarazioni prima che siano pubblicate, mentre il 21% consente, in base al rapporto che già c’è, di leggere in anticipo tutto l’articolo. Sono alcuni dei dati raccolti dalla ricerca condotta dal Public Relations Global Network (Prgn), il quarto network per dimensioni di agenzie di pubbliche relazioni americane. L’indagine che ha coinvolto 50 giornalisti in 19 stati intervistati lo scorso autunno, segue quella sui giornalisti europei realizzata nel 2013. Ne esce un decalogo di comportamenti che i capi azienda devono cercare di seguire per non compromettere la buona riuscita dell’intervista. Tra i dati raccolti c’è anche questo: i giornalisti americani sono maggiormente infastiditi da comportamenti arroganti e da chi cerca di non rispondere alle domande, in particolare se su temi delicati.

Ecco i consigli per i Ceo e le somiglianze tra culture giornalistiche, come si legge in una nota dell’agenzia di pubbliche relazioni Sound Public Relations, membro esclusivo per l’Italia di Prgn.

Consigli per i CEO

– È bene ricordare che il luogo in cui l’intervista ha effettivamente inizio è la rete. Bisogna dunque accertarsi che la propria presenza e quella della propria azienda su LinkedIn e sugli altri canali social siano coerenti con il modo in cui si desidera essere percepiti e dunque descritti dalla stampa, perché spesso è proprio il luogo virtuale quello in cui avviene il primo incontro. Se è stato fatto un buon lavoro nel presentarsi al meglio online, è fondamentale che questa impressione venga confermata anche vis a vis. La coerenza è importante;

– Ogni azienda ha temi sensibili che possono attirare l’attenzione dei media e dunque stimolare domande “scomode”: bisogna essere sempre pronti a rispondere. Essere preparati è senz’altro più utile e costruttivo che porsi in modo evasivo per evitare di rispondere. È opportuno ricordare che una bella intervista è il primo passo verso la costruzione di un positivo, e duraturo, rapporto di collaborazione;

– Comportarsi da buoni padroni di casa. Dal momento che l’88% dei giornalisti preferisce condurre l’intervista nell’ufficio del manager, bisogna assicurarsi che il proprio contesto lavorativo rispecchi al meglio l’organizzazione che rappresenta;

– Ricordare che le interviste rappresentano un vero e proprio “biglietto da visita” del manager e dunque più positivo risulta il tono delle interviste pubblicate, migliore sarà l’effetto sull’immagine del CEO e della sua Azienda;

– Tenere aggiornato il profilo LinkedIn. I dirigenti devono assicurarsi che il proprio profilo rappresenti correttamente l’azienda e il brand;

– Garantirsi una copertura mediatica favorevole, diventando degli opinion leader nel proprio settore di competenza, trovando delle opportunità per scrivere degli articoli di scenario e proponendosi ai media come spokesperson accreditati. ;

– Liberarsi delle proprie cattive abitudini. Tutti hanno delle giornate storte, ma non bisogna essere arroganti o rispondere frettolosamente alle domande dei giornalisti;

Sintesi dei dati emersi dal sondaggio nordamericano:

– Secondo il sondaggio, le risorse principali di cui i giornalisti si servono per preparare un’intervista sono la copertura mediatica del passato e i profili LinkedIn, Twitter e Facebook. Seguono il sito web dell’azienda, le relazioni annuali e i comunicati stampa;

– I giornalisti si aspettano che un CEO dimostri una conoscenza dell’azienda e del mercato estremamente approfondita, una personalità empatica e una comprovata esperienza nel ruolo;

– Ciò che più infastidisce i giornalisti sono i comportamenti arroganti, l’incapacità di rispondere dettagliatamente alle domande, soprattutto se delicate, e i suggerimenti su cosa dovrebbe o non dovrebbe essere scritto nell’articolo;

– LinkedIn e Twitter sono i principali social media che i giornalisti utilizzano per preparare le interviste. L’80% sostiene infatti di visitare il profilo LinkedIn di un dirigente prima dell’intervista. Twitter e Facebook, rispettivamente con il 70% e 64% delle preferenze, sono in seconda e terza posizione;

– La copertura mediatica del passato è una fonte strategica per la fase di preparazione dell’intervista: l’82% dei giornalisti che hanno partecipato al sondaggio afferma di servirsene come strumento principale. Seguono il sito dell’azienda (58%), i report annuali e i comunicati stampa (entrambi al 56%);

– Nel corso di un’intervista, i giornalisti si aspettano che i CEO dimostrino: eccezionale conoscenza dell’azienda e del mercato (94%), personalità empatica (80%) e comprovata esperienza (74%);

– La maggiori cause per cui i giornalisti si infastidiscono sono: comportamenti arroganti (70%), incapacità di rispondere pienamente alle domande, soprattutto se delicate (66%) e suggerimenti su cosa dovrebbe o non dovrebbe essere scritto nell’articolo (62%).

Nord America versus Europa: le differenze emerse dalle due ricerche del PRGN

“Il sondaggio Americano del PRGN e quello europeo mostrano che esistono sensibili differenze sia nella cultura giornalistica di queste due aree geografiche sia nel modo in cui i CEO gestiscono le interviste” spiega Michael Diegelmann, CEO di Cometis AG a Wiesbaden, Germania.

– I giornalisti europei prediligono le relazioni annuali delle aziende. Il 64% degli intervistati ha infatti dichiarato di servirsene in preparazione a un’intervista;

– I giornalisti europei hanno un atteggiamento più accomodante per quanto riguarda la revisione degli articoli. Il 41% ha affermato di permettere sempre ai CEO o alle agenzie di public relations di controllare le dichiarazioni prima della pubblicazione, mentre il 21% di consentire la revisione di tutto l’articolo in anticipo, a seconda del rapporto con il CEO o l’agenzia;

– Le pratiche giornalistiche sono diverse da paese a paese. I giornalisti nel Regno Unito, in Irlanda, Spagna, Italia e Portogallo sono meno inclini a fornire un riscontro prima della pubblicazione. I giornalisti tedeschi ed italiani prendono in considerazione la vita privata del CEO quando formulano un giudizio su di lui. Quelli svizzeri si basano prevalentemente sulla copertura mediatica passata per indirizzare una storia.

 

Il rapporto sui giornalisti europei (Marketwatch.com, 19 maggio 2014)