(AGI) “Le proposte dei procuratori di Roma e Milano sono preoccupanti perche’ rivelano, ci auguriamo inconsciamente, la nostalgia di bavagli e censure che credevamo appartenere ad un’epoca storica nefasta”. Lo afferma il segertario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, commentando le audizioni dei procuratori di Roma e Milano, Giuseppe Pignatone ed Edmondo Bruti Liberati, ieri in commissione Giustizia della Camera

sul ddl riguardante la modifica al codice penale e al codice di procedura penale. Per Lorusso “ipotizzare di regolare una materia cosi’ complessa e delicata evocando sanzioni pecuniarie per i giornali e i giornalisti significa perdere di vista il dettato costituzionale”. Il segretario generale della Fnsi aggiunge che “la pubblicazione di notizie, anche coperte da segreto, non puo’ mai costituire un reato e neanche un illecito perche’ soddisfa un interesse generale: quello dei cittadini ad essere correttamente informati. Chi non lo avesse ancora capito, o piu’ semplicemente, lo avesse dimenticato, farebbe bene a rileggere le sentenze pronunciate negli ultimi anni dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”. I giornalisti “hanno il dovere – dice ancora Lorusso – di pubblicare le notizie di cui vengono a conoscenza, anche se scomode. Ne’ puo’ essere addebitata ai giornalisti la pubblicazione di notizie che sarebbero dovute restare segrete”. Eventuali violazioni di legge “andrebbero addebitate a chi quelle notizie avrebbe dovuto tenere segrete ne’ si puo’ pensare a ulteriori forme di censura. Si tratta di tentativi pericolosi che, purtroppo, si inseriscono – dice Lorusso – nella tendenza, sempre piu’ diffusa a livello europeo, a limitare la liberta’ di espressione e il diritto di cronaca. E’ un pericolo che il sindacato dei giornalisti italiani, insieme con le altre associazioni sindacali europee, a cominciare dai sindacati di Francia e Spagna, avverte e contro il quale auspica una mobilitazione insieme con le altre forze sociali e con l’opinione pubblica”. Il segretario della Fnsi sototlinea che “nessuno invoca il libero arbitrio per i giornalisti. Va comunque ricordato che i giornalisti non hanno libero accesso alle ordinanze dei giudici, come invece e’ stato detto dai procuratori, e questa puo’ essere l’occasione per regolare tale accesso. Fermo restando che gli abusi vanno sempre perseguiti e sanzionati, soprattutto in sede disciplinare, i bavagli e le censure segnerebbero il ritorno ad un passato di cui non si avverte alcuna nostalgia”. (AGI, 17 aprile 2015)