(ANSA) Fnsi e Usigrai saranno insieme mercoledì a Roma (alle ore 14) in audizione all’ottava Commissione del Senato per parlare della riforma della Rai. Lo hanno annunciato oggi a Venezia in occasione del convegno sul tema svoltosi a Palazzo Labia, in cui si sono trovati allo stesso tavolo Fnsi, Usigrai e Inpgi. “Questo incontro – ha spiegato Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai – testimonia l’unità e la compattezza di tutti i sindacati dei giornalisti sul tema.

Da subito, abbiamo detto che la riforma, così com’è stata prospettata, non va nella giusta direzione, perché ci aspettavamo sinceramente la rottamazione di partiti e governi dal controllo Rai, cosa che invece viene rafforzata. Il superamento della legge Gasparri è indispensabile, ma va fatto nella giusta direzione”. “La riforma della Rai – ha commentato Santo Della Volpe, presidente Fnsi – ci deve essere, ma deve aprire la Rai ai rapporti e alla partecipazione con la società civile che vive, con i cittadini, con il mondo politico e associativo in generale, sul modello della Bbc inglese, non chiuderla al proprio interno: deve essere una riforma inclusiva”. “La proposta di riforma – ha aggiunto – deve comunque essere migliorata e facciamo quindi appello al Parlamento, perché si apra ai miglioramenti e ai suggerimenti provenienti dal mondo giornalistico e della società civile”. “La riforma della Rai così com’è stata annunciata – ha ribadito Raffaele Lo Russo, segretario Fnsi – non mostra sui meccanismi di governance alcuna discontinuità con il passato o con il presente, in quanto la gestione del servizio pubblico resta fortemente condizionata dalla politica e dall’esecutivo in generale, né si può pensare che aver previsto un rappresentante dei lavoratori nel consiglio d’amministrazione aziendale possa risolvere tutti i problemi. Bisogna ripartire dal concetto stesso di servizio pubblico, dalla necessità di fare un’informazione al servizio dei cittadini e dei territori, quindi anche delle periferie dimenticate, campo nel quale la Rai rappresenta un unicum organizzativo in Italia. Il tutto va poi inquadrato nel discorso più generale della regolamentazione del conflitto di interessi e delle norme antitrust di stampo europeo”. (ANSA, 18 maggio 2015)