Cda Rai, il Pd ne esce indebolito per lo sgambetto della minoranza Dem. Ora la partita si gioca sull'elezione del presidente

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di Anna Rotili – Il nuovo Cda della Rai eletto ieri dalla Commissione di Vigilanza a tempo di record segna la sconfitta del Pd. Il Partito Democratico che aveva la possibilità di nominare almeno quattro consiglieri, persino cinque secondo le ottimistiche previsioni di Michele Anzaldi, è riuscito a ottenerne solo tre grazie all’ennesimo dispetto a Matteo Renzi da parte della minoranza Dem.

La terna in quota Pd è nota: Guelfo Guelfi, presidente del Teatro Puccini di Firenze e già comunicatore della campagna elettorale di Matteo Renzi alla provincia di Firenze, che viene raccontato come un ‘personaggio pittoresco’ del mondo toscano; Rita Borioni, storica dell’arte e esperta di cultura e audiovisivo, pupilla del presidente del Pd Matteo Orfini, già collaboratrice della commissione Cultura del Senato presieduta dal renziano Andrea Marcucci, e vicepresidente del Dipartimento Cultura del Pd; Franco Siddi, il sessantaduenne ex segretario della Finsi, noto per aver firmato l’accordo sull’equo compenso visto con favore dagli editori ma contestatissimo dai giornalisti che non gode di buona fama tra i giornalisti di viale Mazzini. Una candidatura portata da Pino Pisicchio, attuale presidente del Gruppo Misto alla camera dei deputati, ben vista anche in area Quirinale, e sostenuta da Luigi Zanda, capogruppo Dem al Senato, che arrivando ieri in Vigilanza aveva fatto girare il foglietto con i tre favoriti. Sulla Rai Renzi ha fatto le sue scelte (Guelfi e Borioni) in piena autonomia (Il sottosegretario Giacomelli gli aveva suggerito il nome di Stefano Balassone, ex dirigente ed ex consigliere di amministrazione di viale Mazzini).

Il pasticcio è stato creato dai dissidenti del Pd (Gotor, Martini e Fornaro): pare che la sera avessero trovato l’accordo sul nome di Beppe Giulietti, l’ex carismatico segretario dell’Usigrai e presidente di Articolo 21, su cui ci sarebbe stato anche il via libera informale di Rosato, il renziano capogruppo Dem al Senato. Pronti a votare Giulietti anche Sel e Marco Tabacci del Centro Democratico invece i tre Dem minoritari si sono sfilati (e Giulietti, fiutando l’aria mefitica si è elegantemente chiamato fuori) indicando il nome secco dell’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bertoli, personaggio di alto profilo che non ha lesinato critiche al presidente del consiglio. Pensavano che avrebbe raccolto consensi anche fuori della maggioranza, invece de Bortoli ha ottenuto solo due voti (il terzo dissidente ha invece votato per Guelfi).

Sel ha così votato Carlo Freccero, il candidato di bandiera dei 5Stelle, i veri vincitori di questa tornata. Personaggio notissimo della tivù, Freccero che è stato il più votato (sei voti) insieme a Guelfi, è l’unico esponente del Cda ad avere un curriculum televisivo a tutto tondo, conosce benissimo e per esperienza diretta il mondo della tv commerciale, già direttore di Canale 5 e della Rai, dove è stato direttore di Raidue e di Rai4. Ed ha avuto campo libero il nome in quota Area Popolare di Paolo Messa, fondatore della rivista ‘Formiche’ e di Formiche.it e direttore del Centro Studi americani, esperto di comunicazione politica, già spin doctor della campagna elettorale di Raffaele Fitto alle Regionali e capo ufficio stampa dell’Udc, molto vicino ad Angelino Alfano che ha cantato vittoria.

Ne è uscita bene anche Forza Italia che, nonostante il burrascoso summit mattutino tra Brunetta Romani e Gasparri, ha votato compatta ottenendo due consiglieri (e non era così scontato) ferratissimi sull’informazione, Giancarlo Mazzucca, direttore del ‘Giorno’ ed ex direttore del ‘Resto del Carlino’, già parlamentare berlusconiano del Pdl e Arturo Diagonale, direttore de ‘L’’Opinione delle libertà’ e presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, legato a Gasparri.

Adesso la partita si giocherà oggi sul presidente della Rai che viene indicato dal ministro del Tesoro Padoan – insieme al consigliere di riferimento del ministero – ma dovrà essere ratificato dai due terzi della Vigilanza e quindi avere il gradimento del centro destra. Non a caso Gasparri a caldo, riflettendo sull’esito della votazione per il Cda suggeriva ai Dem di farsi bene i loro conti.

Giancarlo Mazzuca (foto Salerno Newpress)
Giancarlo Mazzuca (foto Salerno Newpress)