“Penso che tutto il mondo debba passare prima da qui”. Questo in sintesi il pensiero che guida Mark Zuckerberg nella gestione della sua creatura Facebook.
E come dargli torto visto i numeri che lui stesso ha pubblicato qualche giorno fa sulla sua pagina, numeri che raccontano come Facebook e con lui tutto il suo ecosistema, con WhatsApp, Messenger e Instagram, sia ormai penetrato a fondo nella nostra vita. Partendo da questa frase, Vincenzo Marino sul sito Vice.com ha riassunto in un post dal titolo ‘Facebook vuole diventare tutto l’Internet di cui avrai bisogno’, l’ambizioso progetto che sembra perseguire il social, cioè diventare, parafrasando una frase di Austin Carr di Fast Company, una parte essenziale “di ogni nostra interazione sociale”.
Dal lancio di un motore di ricerca interno “che dovrebbe spingere gli utenti a non abbandonare mai i suoi servizi e rendere quello di Facebook un ecosistema completamente autosufficiente, regolato da norme e priorità stabilite da un’azienda che cerca di rendersi essenziale per ogni utilizzo che si possa fare della rete Internet nel prossimo futuro”, al fatto di essere diventato ormai la fonte primaria per trovare “aggiornamenti, lanci e link su notizie”, e soprattutto per accedere ai portali di news, sono la dimostrazione di come ormai il social sia diventato davvero la nostra “la porta d’accesso al resto del mondo, il filtro attraverso il quale leggiamo i suoi fenomeni e comunichiamo con gli altri”.
A questo proposito il pensiero non può non correre all’ultima novità lanciata nei mesi scorsi, attraverso la quale si stanno proprio ridefinendo i rapporti e gli equilibri tra il social e i siti di informazione delle maggiori testate internazionali. Parliamo proprio degli instant articles, cioè, spiega Marino, “articoli pensati, scritti e pre-caricati su Facebook dalle fanpage di alcune delle maggiori testate internazionali. Questi articoli istantanei, diversamente dall’apertura di un link esterno, permettono un caricamento immediato del pezzo e una lettura particolarmente ricca di contenuti multimediali da mobile (audio, testo, video, foto). Il piano di Facebook, stando allo stesso Zuckerberg, sarebbe appunto fare di tutto il giornalismo un “instant article” sul proprio telefono: la prima e principale esperienza informativa, da consultare da smartphone in modo veloce, semplificato, se non addirittura automatico”.
“Il meccanismo non è molto diverso da quello dei video: da qualche mese infatti i filmati caricati direttamente su Facebook partono in play automatico e portano un contatore in basso”. Un sistema che ha consentito al social di dare del filo da torcere a YouTube, con il rischio, sempre più concreto per la piattaforma di video sharing di Google, di vedersi presto sorpassare.
Ovvie e inevitabili le conseguenze per la pubblicità. Facebook, Google, Microsoft, Yahoo e AOL da sole rappresentano il 61 percento del mercato. “Tra queste, Facebook è stata in grado di raddoppiare il fatturato derivante dalle inserzioni in un anno. Se poi teniamo presente che il mercato pubblicitario su mobile sembra essere uno dei pochi ad avere ancora margini di crescita, e che Facebook da sola rappresenta il 37 percento delle entrate da display ads su smartphone e tablet, allora avremo davanti il più credibile indiziato alla razzia di buona parte dei soldi disponibili nel futuro di questo settore”.
Sommato tutto ciò, Facebook non può che diventare, soprattutto per gli advertiser, “un partner indispensabile per il presente e per il futuro”, “con la concreta possibilità di condizionare il modo in cui l’economia futura si regolerà, e il modo in cui pensiamo e comunichiamo con gli altri”.