Un giudice di Siviglia ha pensato a una pena a tema ‘social’ per il reato di diffamazione. Seguendo la dantesca legge del contrappasso, il presidente dell’associazione bancaria Ausbanc di Madrid, Luis Pineda, condannato per aver infangato a suon di cinguettii la reputazione di Ruben Sanchez, responsabile di un’organizzazione rivale, ora dovrà espiare la sua pena proprio su Twitter. Un’auto-diffamazione, in pratica: divisa in 140 caratteri, per trenta giorni. Pubblico l’insulto, pubblica la pena.

L’originale sentenza potrebbe aprire una giurisprudenza specifica, dice Repubblica: per l’uomo, oltre che una multa da 4 mila euro per danni e la cancellazione di 57 messaggi, anche la ‘gogna’ versione social. Ma non è finita: il giudice ha anche specificato che, per massimizzare gli effetti, i tweet dovranno essere diffusi nelle ore di punta, tra le 9 di mattina e le 2 del pomeriggio e tra le 5 del pomeriggio e le 10 di sera. Pineda ha annunciato che ricorrerà in appello e sta twittando di tutto tranne che la sentenza. Tra cui un messaggio all’avversario: “Celebrare una vittoria in tribunale con una sentenza contro la quale c’è ricorso è come festeggiare il matrimonio durante il fidanzamento”.