Scandalo Volkswagen. Fitch: a rischio la reputazione del gruppo. Che ha violato una norma severa ma non obbligatoria perchè voleva dare un'immagine di supercompatibilità ambientale

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(RaiNews) Lo sostiene l’agenzia di rating americana, avvertendo che il giudizio, attualmente al gradino A con outlook stabile, potrebbe andare sotto pressione se la crisi legata ai test fasulli sulle emissioni di gas dovesse peggiorare. “Potrebbe compromettere seriamente l’immagine del gruppo soprattutto negli Stati Uniti”, spiega Fitch

Martin Winterkom
Martin Winterkom

Lo scandalo scoppiato in casa Volkswagen rischia di mettere sotto pressione il rating del titolo della casa automobilistica tedesca. Lo sostiene Fitch, avvertendo che il giudizio attualmente a livello A con outlook stabile potrebbe andare sotto pressione se la crisi legata ai test fasulli sulle emissioni di smog dovesse peggiorare. “In particolare – spiega Fitch – l’avviso di violazione del Clean Air Act della US Environmental Protection Agency (EPA) potrebbe compromettere seriamente l’immagine del gruppo, soprattutto negli Stati Uniti, dove la Volkswagen sta cercando di aumentare la propria quota di mercato”. Il marchio tedesco stava, infatti, puntando con decisione al rafforzamento della propria quota di mercato in Usa con target di un milione di vetture vendute nel 2018, ossia quasi il doppio dei livelli attuali. La sua campagna pubblicitaria, inoltre, è stata fortemente incentrata sull’offerta di vetture diesel con minori emissioni e migliori performance rispetto alla concorrenza. Secondo l’agenzia statunitense, però, l’impatto finanziario stimato intorno ai 18 miliardi di dollari, difficilmente potrà innescare un downgrade immediato del rating di Volkswagen, grazie a una generazione di flussi di cassa “estremamente robusta”. Secondo l’agenzia di rating, la casa automobilistica dovrebbe essere in grado di assorbire le potenziali uscite legate alla multa grazie al pagamento di 5-5,5 miliardi di euro dalla vendita delle quote in Lease Plan e in Suzuki, alla capacità di generare free cash flow, previsto a 3,5 miliardi di euro nel 2015. Inoltre Fitch esclude che la multa sia pari a un massimo di 37.500 dollari per auto. Le scuse di Volkswagen Il ceo di Volkswagen, Martin Winterkorn, si è già detto “profondamente dispiaciuto” affermando che la società farà “tutto il necessario per riparare il danno provocato”. Il gruppo intanto ha deciso di bloccare la vendita negli Stati Uniti delle sue vetture equipaggiate con motori diesel 4 cilindri TDI. Il momento è comunque molto delicato, anche perchè la notizia è scoppiata a Salone dell’Auto in corso.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Volkswagen-Fitch-Lo-scandalo-rischia-di-mettere-sotto-pressione-il-rating-63e026c2-cac3-4c63-a6d6-be3feae6b908.html
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Si incrina il mito dell’affidabilità tedesca. Adesso Winterkorn rischia il posto
(Lastampa.it) Due settimane fa, la decisione ufficiale: Martin Winterkorn resta fino al 2018. Apparentemente, la fine della faida che lo aveva contrapposto la scorsa primavera a Ferdinand Piech, dopo il tentativo del patriarca di Volkswagen di sfiduciare l’amministratore delegato. Venerdì il consiglio di sorveglianza avrebbe dovuto semplicemente approvare il prolungamento del contratto del top manager. E invece. Dopo essere stato travolto dal gigantesco scandalo della truffa sulle emissioni diesel negli Stati Uniti, Winterkorn rischia di nuovo la testa.
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Il fatto che la frode sia emersa durante la fiera dell’automobile di Francoforte, quando gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla Germania, non aiuta. Nè che il titolo, ieri, sia precipitato in Borsa. Forse i complottisti esagerano. Ma di certo si fregano le mani e giurano: non è un caso. Il mefistofelico patriarca lo ha incastrato. Anche per un paio di peccati di arroganza, da parte dell’abile amministratore delegato del gruppo, degni di un Faust.
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Il primo peccato riguarda i tempi. Uno dei maggiori esperti del mercato automobilistico tedesco, Ferdinand Duddenhöffer, ha sintetizzato la questione con efficacia: l’inchiesta delle autorità americane andava avanti da 16 mesi. Sia che sapesse, sia che fosse all’oscuro della tegola che rischiava di cadere sulla testa del gruppo, Winterkorn è colpevole. E se ne deve andare. Tanto più che il mercato americano è il tallone d’Achille del gruppo già ora. Con 238mila vetture vendute dall’inizio dell’anno, il gruppo di Wolfsburg è sotto del 2,8 per cento rispetto all’anno scorso. Il ritiro delle auto incriminate e il danno di immagine sono una pesate ipoteca, sulle prospettive nel mercato nordamericano.
Il secondo dettaglio incomprensibile della vicenda riguarda proprio le leggi statunitensi a protezione dell’ambiente che il gruppo ha violato. «Sulev 2» è una norma particolarmente severa: impone un limite di 0,02g/miglio di monossido di azoto per i veicoli diesel negli Stati Uniti, al di sotto del già severo tetto europeo. Ma è volontaria. Solo chi fa pubblicità con quella norma, ovviamente per sembrare particolarmente rispettoso dell’ambiente – un pallino tipicamente tedesco – è anche obbligato a rispettarla. Oltre alle prestazioni eccellenti, i tedeschi volevano fornire anche una super compatibilità con l’ambiente – forse per rendere le auto più attraenti in un Paese che non ama particolarmente il diesel come gli Usa.
Il danno finanziario, tutto sommato, potrebbe essere contenuto. I calcoli di una multa da 18 miliardi sono probabilmente esagerati: collaborando, il gruppo potrebbe contenere la sanzione a circa un miliardo. Il problema è che Vw ora rischia anche denunce degli automobilisti e dei concessionari. E il governo sudcoreano ha fatto sapere ieri di aver cominciato test sulle emissioni delle Vw vendute nel Paese. L’inizio di una valanga? «Sono personalmente desolato del fatto di aver deluso la fiducia dei nostri clienti e dell’opinione pubblica», ha detto Winterkorn.
Anche il governo tedesco ha parlato, attraverso il vicecancelliere e ministro dell’Energia Sigmar Gabriel (Spd), di un episodio «grave» ed ha espresso l’auspicio che il gruppo «chiarisca senza ombre e in fretta». Il responsabile dei Trasporti, Alexander Dobrindt, ha fatto sapere che teme un danno di immagine per tutto il mercato dell’auto tedesco e farà esaminare tutti i modelli diesel del costruttore tedesco venduti in Germania. In un’intervista a Bild che esce oggi il politico cristianosociale ha sottolineato che «facciamo di tanto in tanto test indipendenti. Ma ho incaricato l’Autorità per il controllo dei trasporti di eseguire severi test specifici ora, attraverso analisti indipendenti».
http://www.lastampa.it/2015/09/22/economia/si-incrina-il-mito-dellaffidabilit-tedesca-adesso-winterkorn-rischia-il-posto-Xi2VPhmGEpgQ6krS60CHWJ/pagina.html