Un prodotto editoriale sul web ma senza sito. Jeff Jarvis propone un nuovo modello: siano i contenuti a cercare i lettori

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L’idea di Jeff Jarvis è innovativa quanto al passo coi tempi. Perché investire soldi ed energia nel creare la perfetta home page quando solo il 10% dell’audience giornaliera ci arriva? Meglio piuttosto perdere tempo a creare la strategia perfetta sui canali di distribuzione: Facebook, Twitter, Medium, Apple News. Sono questi gli strumenti dei futuri giornalisti, quali gli studenti del Cuny (City University of New York), dove Jarvis insegna. Secondo lui, il sito web dovrebbe essere considerato un mero archivio, quando si cerca di creare un nuovo contenitore di news. L’importante è trarre il massimo vantaggio dai social media. La maggior parte dei lettori arriva sugli articoli tramite link. Gli utenti ormai non sono più legati alla homepage: “Sito? Quale sito? Sono arrivato qui per questa storia. Il mio amico mi ha spedito qui”.

Jeff Jarvis (foto Theguardian)
Jeff Jarvis (foto Theguardian)

Un altro punto che sostiene la teoria di Jarvis è l’introduzione degli instant articles su Facebook, nonché la possibilità per gli editori di vendere direttamente sul social network gli spazi pubblicitari. Il Washington Post è stato il primo a prendere la decisione di distribuire tutti i suoi articoli in questo modo. Presto, nessuno più si ricorderà della homepage del giornale.

Se Facebook osa, Google risponde, lanciando una piattaforma – l’Amp, Accelerated Mobile Pages – che accoglie contenuti per il mobile web. Non ci sarà più bisogno di aspettare che il browser carichi la pagina: l’articolo arriverà immediatamente sullo schermo e all’utente sembrerà di non aver mai lasciato il posto dove ha trovato il link.

“Se volete iniziare un nuovo media service destinato a una qualsiasi specifica comunità – persone che vivono nella stessa città, malati di cancro, anziani, vegano, padroni di chihuahua – ci sono buone possibilità che siano già su Facebook e che voi possiate quindi servirli al meglio se portate lì i vostri contenuti”, ha detto Jarvis ai suoi studenti dal sito dell’Observer. “Ora che Facebook rende possibile vendere spazi pubblicitari uniti a quel contenuti, potete anche iniziare a guadagnarvi da vivere sul social”.

Ma perché fermarsi a Facebook? Medium, per esempio, è un’altra piattaforma da sfruttare. Permette di pubblicare facilmente a chiunque, ed è stata creata da Ev Williams, co-fondatore di Twitter. Secondo il giornalista, Medium è utile per attirare l’attenzione e creare discussioni. Un po’ come se fosse l’erede di WordPress. Un’altra ancora è WithKnown.com, con cui si può creare un contenuto e pubblicarlo direttamente su Facebook, Twitter, Flickr e LinkedIn.

“Il trend è questo – sostiene Jarvis – creare un articolo, portarlo sui social. Se tu non vuoi raggiungere il mio contenuto, dannazione, il mio contenuto arriverà da te!”. E conclude: “L’idea di un sito web – con pagine web – appartiene al modello dei media tradizionali: il sito come pubblicazione. Ora stiamo iniziando ad esplorare l’architettura dei media che si avventura in un territorio inesplorato. Il contenuto è stato liberato”.