Robin Raven, dell’Economist: conviene investire in un’app solo se si ha già un pubblico fedele. E la piattaforma deve essere gratuita
Le app dell’Economist sembrano essere molto promettenti. A un anno dal lancio, lo scorso novembre, l’applicazione ‘Espresso’ è stata scaricata circa 860 mila volte. La sua funzione è quella di mandare le principali notizie giornaliere agli utenti. Il progetto – dice The Media Briefing – si inserisce nella più grande strategia di espansione del giornale, per cercare di attirare un’audience moderna. Una seconda novità è ‘Global Business Review’, prodotto che ha lo scopo di rendere il contenuto dell’Economist disponibile a lettori che in precedenza non avrebbero potuto accedervi.
Le app stanno anche portando effetti positivi al modello di abbonamento della rivista. Ma quando si è parlato di soluzioni digitali, durante un convegno che aveva come tema la monetizzazione dei media (il MoMe 2015), il consiglio dell’Economist vp of product in digital solutions, Robin Raven, è stato “Non costruite un’app. Seriamente. Questo avvertimento arriva direttamente da Benedict Evans (consulente nell’editoria digitale e mobile). La sua regola del pollice è la seguente: se il vostro brand non è grande abbastanza perchè gli utenti decidano di guardarlo sullo schermo del telefono, non costruite un’app”. Tradotto: un piccolo editore che sta cercando un modo per aumentare i suoi ricavi, non dovrebbe investire nell’implementazione di un’applicazione, perché il comportamento abituale dell’audience è cercare nuove fonti continuamente, e un recinto ristretto come quello di un’app potrebbe essere controproducente, a meno che non ci si sia già costruiti un proprio pubblico fedele.
“Per noi – continua Raven – quasi tutti i nostri strumenti cercano di far transitare chi legge verso l’abbonamento all’Economist. Tutto porta lì”. E questo, secondo il vp, è importantissimo. Da non sottovalutare i problemi, primo tra tutti la monetizzazione. Raven crede che sia preferibile consegnare ai lettori un’app gratuita: “Serve per permettere loro di scoprire il valore del prodotto e renderlo parte delle proprie abitudini quotidiane. Ciò che noi cerchiamo di creare sono prodotti che costruiscono consuetudine”. Resta da vedere se il modello adottato dall’Economist funzioni.