(Avvenire) Un anno dopo il massacro jihadista nella sede parigina di Charlie Hebdo, in cui sono stati trucidati i più noti disegnatori e commentatori del settimanale satirico, i sopravvissuti hanno deciso di pubblicare questa settimana un numero speciale ad alta tiratura (circa un milione di esemplari, destinati anche all’estero) con contenuti che suscitano già un acceso dibattito e reazioni anche di forte amarezza, soprattutto fra i credenti.
In copertina, Laurent Sourisseau, conosciuto come Riss, fra i feriti dell’attentato e nuovo direttore, ha scelto il titolo «Un anno dopo, l’assassino corre ancora», disegnando personalmente a tutta pagina la supposta rappresentazione di un “Dio” senile e barbuto in movimento, con un Kalashnikov a tracolla e la tunica cosparsa di sangue. Anche certi stralci già pubblicati dei commenti della redazione contengono passaggi veementi verso le religioni. Fra gli interventi esterni accolti, c’è quello di Fleur Pellerin, ministro della Cultura, accanto a quelli di personalità non solo transalpine, come lo scrittore americano Russell Banks. Ieri, la Conferenza episcopale francese (Cef) ha scelto di reagire con sobrietà, via Twitter: «La Cef non commenta ciò che tenta solo di provocare. È il genere di polemica di cui ha bisogno la Francia?». Rispondendo al quotidiano Le Parisien , Anouar Kbibech, presidente del Consiglio francese del culto musulmano, si è detto «ferito»: «Globalmente, abbiamo bisogno di segni di pacificazione, concordia. In modo manifesto, questa vignetta non vi contribuisce, proprio quando c’è bisogno di ritrovarsi fianco a fianco. Prende di mira l’insieme dei credenti delle diverse religioni. Occorre rispettare la libertà d’espressione per i giornalisti, ma pure la libertà d’espressione dei credenti».