“Quando dico qualcosa, di solito il Pd mi viene dietro”. Si concludeva così stamattina l’intervista Michele Anzaldi pubblicata sul Corriere. Intervista nella quale il segretario della Commissione di Vigilanza esprimeva giudizi non proprio lusinghieri sul nuovo corso Rai nella gestione Campo Dall’Orto-Maggioni. Ma a ben guardare, oggi le dichiarazioni e i commenti del suo partito sembrano andare nella direzione opposta, confermando fiducia ai vertici del servizio pubblico.
“La Rai sta attraversando, grazie alla riforma da poco approvata dal Parlamento, una fase di transizione che deve garantire efficienza, dinamismo e competitività all’altezza delle sfide del nostro tempo”, hanno detto i capigruppo di Camera e Senato del Pd, Ettore Rosato e Luigi Zanda. “Per questo rinnoviamo la nostra fiducia nei vertici dell’Azienda che stanno gestendo la più grande impresa culturale del paese, una sfida che non si improvvisa né si risolve nei primi pochi mesi del loro mandato”. “Alcuni segnali sono già arrivati”, hanno ribadito i due, “altri arriveranno, e comunque sappiamo che molta strada resta da fare. In Commissione di vigilanza ogni parlamentare rimane libero di esprimere valutazioni personali. Resta fermo, però che la politica deve saper rispettare l’autonomia gestionale dell’azienda”.

Dello stesso avviso anche il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini .”Sarò all’antica”, ha detto, secondo quanto si legge su Ansa, “ma credo che compito di un politico sia prenderli i voti e non darli”. “Battute a parte, rispetto le opinioni di tutti ma i nuovi vertici si sono insediati da pochi mesi: lasciamo che abbiano il tempo per attuare il piano per l’azienda che hanno presentato”.
“Ho concorso, come tutti i miei colleghi della Vigilanza Rai, ad eleggere questo Cda, a nominarne i vertici e non ho ancora avuto motivi per pentirmene”, ha dichiarato invece Pino Pisicchio, componente della Commissione di Vigilanza e presidente del gruppo misto, che ha definito l’interrogazione parlamentare o dell’audizione “gli strumenti per esercitare in modo utile critica e controllo democratico”.
”Pensavamo che toni, argomenti, battute sulla Rai e sui dirigenti, giornalisti, conduttori del servizio pubblico radiotelevisivo come abbiamo sentito in queste ore dal Pd renziano Anzaldi, fossero patrimonio esclusivo del berlusconismo piu’ spinto”, ha criticato Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana. Un’idea condivisa anche dal dem Gotor, che stando a quanto si legge su Corriere.it, ha parlato di idee che non fanno bene nè al governo nè al Pd perchè conffermerebbero l’idea di una Rai sempre sotto controllo dei partiti.
Più polemica la posizione di Elvira Savino, deputata di Forza Italia, che punta il dito sulle contraddizioni in seno al Pd. “Una parte del Pd è contro i vertici Rai, un’altra parte li difende, il tutto come se fosse una bega in famiglia. Forse non è superfluo sottolineare che la Rai non è di loro proprietà ma appartiene ai cittadini che pagano il canone”.
Intanto alle polemiche di Anzaldi sulla partecipazione di Gabriel Garko a Sanremo ha risposto direttamente Giancarlo Leone: “Vorrei ricordare che da sempre Sanremo è un luogo extraterritoriale, che ha beneficiato del meglio dello spettacolo italiano e non solo, perché il festival è di tutti. Nel ’97 avemmo Mike Bongiorno che condusse il festival e allora era a piano titolo di Canale 5, nel ’98 toccò a Raimondo Vianello, nel 2007 accanto a Baudo ci fu Michelle Hunziker, nel 2009 addirittura il trio Bonolis-Laurenti-De Filippi, a pieno titolo di Canale 5. E ancora nel 2011 Luca e Paolo, Belen Rodriguez… Tutti personaggi della concorrenza ai quali il festival ha attinto spesso e volentieri come è giusto che sia, perché il festival è di tutti”