“Se le agenzie non cambiano il modello editoriale sono morte”, dichiara Pica a Prima. “Io sono persuaso che ci sia la necessità di ripensarsi anche in base ai bisogni che il mercato esprime in modo chiaro. I giornali non hanno più bisogno di take brevi, flash o lanci di agenzia che dir si voglia, ma di pezzi lunghi, capaci di costruire e spiegare il background, pezzi originali che escano dall’appiattimento che ha colpito l’informazione primaria, dovuto sì alla crisi congiunturale ma soprattutto a quella delle idee. Oggi in Italia abbiamo undici agenzie di stampa che fanno più o meno lo stesso mestiere con un modello di business che è una superfetazione storica, un modello di archeologia editoriale. Mentre i nostri clienti editori oggi cercano innovazione, originalità e profondità di contenuti per supplire alla penuria di giornalisti rispetto a un tempo”.
Per Alessandro Pica, vanno accantonati “il generalismo e l’ansia di dire tutto, privilegiando una politica delle firme e dello storytelling”. Primo obiettivo dell’Agi: “penetrare nei paesi emergenti, al servizio delle imprese italiane”.

L’articolo è sul mensile Prima Comunicazione n. 469 – Marzo 2016
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