Lorusso: serve un confronto con gli editori per capire come intendono investire sulla qualità. Necessario promuovere la lettura dei quotidiani fin dalle scuole medie

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“Abbiamo parlato di tutto, tranne che di soldi: la priorità del nuovo contratto è l’occupazione, cercando di creare percorsi di inclusione sostenibili economicamente anche per le imprese, individuando nuove mansioni e qualifiche del lavoro e agevolando il turnover”. Lo ha detto il segretario nazionale del Fnsi, Raffaele Lorusso, nel corso di un incontro con i giornalisti organizzato a Pescara dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi, parlando della proroga al 30 settembre del contratto nazionale del lavoro giornalistico, sottoscritta ieri con la Fieg

“Bisogna pensare alla inclusività, dando la possibilità di entrare nel recinto del contratto a tutti quei colleghi che ogni giorno fanno questo lavoro”, ha detto Lorusso. “Dobbiamo avere la forza, ma anche l’ambizione, di andare noi a recuperare tutte le forze di lavoro giornalistico così come sono già di fatto articolate. Stiamo per esempio pensando ad una regolamentazione contrattuale, l’abbiamo messa in piedi con l’Uspi, che consenta di far emergere rapporti che oggi sono in nero, tutti quei colleghi che lavorano in siti online che non sono collegati a testate quotidiane. Vogliamo dare loro la previdenza, l’assistenza sanitaria e i diritti minimi sindacali”.

Raffaele Lorusso

Secondo il segretario Fnsi, il negoziato contrattuale “non può servire soltanto a parlare, come si deve fare per carità, di come riformiamo i singoli istituti contrattuali: deve anche servire ad avviare un confronto con gli editori su che cosa è l’informazione oggi, su come loro vogliono e intendono investire sulla qualità, l’unica cosa che può salvarci”.

Lorusso ha poi parlato anche della necessità per gli editori di promuovere la lettura dei giornali cominciando dalle scuole medie. “Io non credo che al mondo Fieg costerebbe tanto fare una campagna in cui mette a disposizione delle scuole un certo numero di tablet per farci arrivare un certo numero di giornali ogni giorno: sono convinto che se questa cosa qui si facesse già dalle medie, a partire dalla prima superiore, almeno a un quotidiano, quei ragazzi lì si andranno ad abbonare o lo andranno ad acquistare”.

“Bisogna creare – ha sottolineato – una cultura che educhi alla lettura. Gli editori devono infatti farsi carico di quella fetta di lettori che hanno perso, che dovrebbe essere la loro prima preoccupazione come imprenditori, formando una nuova generazione di lettori: parliamoci chiaro qui la gente che legge i quotidiani ha i capelli sempre più bianchi, i giovani non leggono”.