Compie 5 anni l’HuffPost Canada, prima edizione internazionale del sito di Arianna Huffington. Unire global e locale la chiave del nostro successo, dice l’executive editor Sabloff

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L’edizione canadese dell’Huffington Post, la prima lanciata al di fuori dagli Stati Uniti, qualche giorno fa ha spento le sue prime 5 candeline. Nicholas Sabloff, executive editor international del sito di news, ha festeggiato la ricorrenza raccontando come la testata è riuscita nell’arco di un lustro a diventare un brand sempre più internazionale, oggi presente in 14 paesi su tutti e sei i continenti, in grado di pubblicare 1.500 pezzi al giorno in 10 lingue, con più di 200 milioni di lettori mensili (il 55% dei quali non sono a stelle e strisce) e 35 milioni di follower su Facebook.

Lanciare l’HuffPost a livello internazionale significava creare nuove edizioni realizzate da giornalisti locali, nelle lingue di ciascun paese, che però conservassero il dna originale del giornale. “Non volevamo lanciare ‘Huffington Post France’, con articoli tradotti dalla versione americana o pezzi scritti da corrispondenti stranieri di stanza a Parigi, ma”, ha scritto Sabloff, un ‘French Huffington Post’, una testata digitale per lettori francesi con contenuti e blog creati da editors locali”.

(foto Twitter.com)

Il risultato sono edizioni con approcci diversi, sviluppati anche collaborando con i principali editori al mondo. “Possiamo scavare in profondità nei temi che interessano ai lettori dei singoli paesi, offrendo qualcosa in più”, ha spiegato ancora, sottolineando come rimanga forte la componente di appartenenza a un network globale che consente ai diversi membri di usufruire di quanto di buono sperimentato da altri.

L’approccio locale/ globale è l’elemento che ha reso l’Huffington Post un interlocutore non solo per personaggi famosi ma anche per rilanciare temi e discussioni proposti da semplici lettori, come il post di una mamma francese con il figlio affetto da sindrome di down che nel giro di sette giorni è stato tradotto e riproposto anche in inglese, italiano, spagnolo, portoghese, coreano greco, tedesco e giapponese. Insomma, scrive ancora S, essere un network globale ci dà la possibilità di arricchire il nostro storytelling.

E per il futuro? Ovvio l’obiettivo di migliorare la condivisione dei contenuti tra le varie edizioni, continuando l’espansione in altri mercati, a cominciare dall’imminente sbarco in Messico. Ma anche la necessità di utilizzare al meglio le piattaforme social che la gente usa di più, come We Chat, dove vengono pubblicati contenuti in cinese. E poi ancora l’esperienza con i video a 360°, da poco lanciata con HuffPost Ryot