C’era anche il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ieri sera all’evento milanese organizzato da settimanale Gioia!, femminile del gruppo editoriale Hearst Italia diretto da Maria Elena Viola, per presentare l’indagine ‘Che cos’è l’ambizione’, elaborata dall’Istituto di Ricerca Episteme in collaborazione con Centromarca,
Un’occasione – scrive il comunicato stampa del gruppo – per scoprire passioni, gusti, bisogni ed emozioni delle donne di oggi al termine della quale ci sarà una tavola rotonda alla quale hanno partecipato ospiti illustri del mondo dell’imprenditoria, della moda e della bellezza, della sanità, dello spettacolo e che si sono contraddistinti per il loro impegno in diversi settori. A partire dall’onorevole Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute, che intervistata dal settimanale Gioia (n° 23 in edicola dal 18 giugno), parla dell’ambizione toccando diversi argomenti. Partendo dalla maternità: «Le donne non devono rinunciare né alla maternità né alle proprie ambizioni. Viviamo ancora in un profondo tabù sul potere, letto come “maschio”, sporco, brutto e cattivo, mentre la donna è angelica, portatrice di grazia, e non può rinunciare alla sua natura materna. Il potere invece è neutro». Per poi soffermarsi sul versante lavoro, che è l’altra metà della mela con le quali le donne di oggi devono fare i conti quotidianamente.
Raccontando come stanno cambiando tante cose anche nel Consiglio Superiore di Sanità: «Metà uomini e donne, con il presidente donna, ed è la prima volta in assoluto che ciò accade. Non l’ho fatto per rivendicazione, volevo i migliori talenti nel Consiglio, ma arrivavano solo candidature maschili. Mi sono chiesta: possibile non ci siano scienziate donne? E allora sono andata a cercarle e le ho nominate». Concludendo con una riflessione su di sé: «Voglio essere ricordata come il ministro che ha messo in cantiere le riforme che nei prossimi dieci anni terranno assieme il sistema sanitario».
Tra gli altri ospiti: Monica Fabris, Presidente Episteme, Cristina Scocchia, AD di Oréal Italia e vicepresidente di Centromarca, Giada Lonati, direttore Socio-Sanitario di Vidas e Paola Maugeri giornalista, cantante e conduttrice.
Il dibattito è stato moderato da Maria Elena Viola, direttore del settimanale Gioia!, che per l’occasione ha spiegato per quale motivo ha voluto fare un sondaggio proprio sull’ambizione. «Ci interessa capire cosa sognano le italiane. Cosa vogliono, cosa cercano, cosa manca nelle loro vite per farle sentire pienamente realizzate e felici. I soldi, il successo, il lavoro, i figli, l’uomo giusto? Per mettere insieme tutte queste domande ci voleva un quesito facile e un parola chiave. Abbiamo scelto ambizione. Una parola ancora tabù nel nostro Paese, soprattutto se pensata al femminile, perché ancora associata all’immagine anni Ottanta della donna in carriera senza scrupoli. Abbiamo corso il rischio, e la risposta del sondaggio è stata sorprendente. Tutte hanno un’immagine positiva dell’ambizione, sempre più scollegata dalle cose materiali e associata al bisogno di equilibrio interiore e relazioni. Del resto, ambire significare desiderare, volare alto. E le italiane hanno ben presente ciò che vogliono, ma resta ancora un passo da fare: credere in se stesse».
Una ricerca preziosa dalla quale è emerso che la percentuale complessiva che comprende anche chi si considera abbastanza ambiziosa, è nettamente positiva: ben 7 donne su 10. L’ambizione risulta una caratteristica predominante nelle under 30, che rispetto alle loro madri si sentono più libere di seguire le proprie passioni, più capaci di comprendere il mondo e più in grado di difendere i propri interessi. Anche se c’è la consapevolezza di come la libertà non si traduca direttamente in felicità. Lo sport viene vissuto non solo come un’opportunità per sviluppare fiducia in se stesse e autostima, ma come un mezzo per capire i propri limiti ed essere più soddisfatte, rimodellando le proprie ambizioni. In sunto, il 78% indica l’autostima come qualità principale per arrivare agli obiettivi scelti. L’83,5% delle lettrici ammira le donne che vogliono distinguersi perché “libere”. Il 78,2% dice che l’autostima è la chiave per sollevare il proprio destino. Il 52% mette la qualità delle relazioni davanti alla riuscita nel lavoro e alla difesa dei propri diritti.
Il sondaggio ha fotografato una grande community formata da 1.729 lettrici dai 20 ai 50 anni (89%), laureate (47%), residenti nel Nord Ovest (43%), con buona presenza nel Sud e nelle isole (30%), per la metà conviventi o sposate, perlopiù senza figli (62%).