Aziende come Facebook, Google e Apple, che offrono servizi di messaggistica istantanea e chat attraverso la rete internet potrebbero dover pagare un contributo alle tradizionali compagnie di telecomunicazione per l’utilizzo delle reti e infrastrutture. Lo ipotizza l’Agcom nell’indagine conoscitiva sullo “sviluppo delle piattaforme digitali e dei servizi di comunicazioni elettronica”.
In Italia, come nel resto d’Europa, gli sms sono ancora più utilizzati (dal 90% di chi possiede uno smartphone o tablet) rispetto ai servizi di messaggistica istantanea, come Whatsapp e Facebook Messenger (80%):
Ma i ricavi da sms sono in calo da anni in Italia (dati in milioni di euro):
E se a ciò si somma la sempre minore spesa degli italiani per i servizi voce (dati in miliardi di euro), dovuta al maggiore utilizzo di chat e mail, si capisce la preoccupazione dell’Agcom perché le dinamiche di mercato non “sembrano sempre in grado di garantire, in assenza di interventi, l’equilibrio competitivo fra i diversi attori coinvolti”: Ott da un lato e Telco dall’altro.
“Alcuni operatori di comunicazioni”, ricorda l’Agcom, “ritengono che gli Ott, al pari degli operatori virtuali di rete mobile, dovrebbero essere tenuti a pagare un corrispettivo per l’utilizzo delle infrastrutture di rete, di cui gli Ott si avvantaggiano per alimentare i rispettivi modelli di business e i cui costi (per la manutenzione e l’aggiornamento) sono tuttavia sostenuti dai soli operatori di rete”.
Una soluzione va trovata, secondo l’Agcom, anche perché l’intero comparto delle comunicazioni (fisse e mobili) in Italia ha perso ricavi per oltre 8 miliardi di euro dal 2008 ad oggi.
E la scenario internazionale parla chiaro: gli sms stanno cadendo in disuso, mentre cresce il traffico su piattaforme di istant messaging e chat (numero di messaggi medi mensili per utente nel mondo):
Ecco le app di messaggistica più utilizzate in Italia (dati in migliaia di euro):
Leggi o scarica l’indagine dell’Agcom