“Le giornaliste ed i giornalisti del Tg3 rifiutano ogni etichetta. Direzione dopo direzione abbiamo garantito un’informazione imparziale ed equidistante. Questo vuole la nostra professione e questo vogliono i cittadini che pagano il canone per avere un servizio pubblico libero”. A scriverlo in una nota sono i giornalisti del Tg3, la testata che, con l’ultima tornata di nomine per la direzione dei tg ha visto il passaggio di testimone tra Bianca Berlinguer e Luca Mazzà.
La decisione del dg Campo Dall’Orto di sostituire la Berlinguer proprio con Mazzà, che nei mesi scorsi aveva lasciato Ballarò, come si sussurra nei corridoi di Viale Mazzini, perchè in disaccordo con la linea troppo ‘antirenziana’ della trasmissione, è stata da più parti criticata e giudicata come dovuta alla necessità di riallineare il tg della terza rete in vista del prossimo referendum costituzionale verso posizioni più favorevoli al sì. “Respingeremo ogni strumentalizzazione a salvaguardia del nostro lavoro e della tradizione del nostro giornale”, hanno ribadito i giornalisti della testata che con l’occasione hanno salutato il direttore Bianca Berlinguer e dato il benvenuto al nuovo direttore Luca Mazzà.
“Sono consapevole della grande responsabilità legata al mio nuovo ruolo e sarà mio impegno guidare il Tg3 lungo la linea della forte autonomia da ogni tipo di potere politico ed economico e del rigore nel racconto della realtà, principi su cui ho fondato tutta la mia carriera giornalistica”. Queste le prime parole dello stesso Mazzà, interpellato dall’Ansa. “Sono felice ed onorato di andare a guidare un grande telegiornale come il Tg3, forte di una consolidata tradizione e di una radicata identità. In passato, ho lavorato lì per più di 10 anni, in qualità di caporedattore dell’economia e di conduttore e ho avuto modo di conoscere ed apprezzare la professionalità della redazione e l’impegno quotidiano con cui ogni giorno assolve al ruolo di informare la pubblica opinione”. In conclusione un saluto anche al direttore Bianca Berlinguer “con la quale, ricorda Mazzà, “abbiamo condiviso un periodo di lavoro”.